Perch Una Donna Scappa Anche Se Gli Piaci?

Perch Una Donna Scappa Anche Se Gli Piaci
Domanda di: Dott. Genziana Farina | Ultimo aggiornamento: 17 marzo 2023 Valutazione: 4.5/5 ( 69 voti ) Ha paura del rifiuto e di essere deluso e ancora una volta si mette alla prova, non per verificare se gli manchi, ma per verificare la propria indipendenza e forza. Vuole verificare se riesce a starti lontano. Vuole mostrarsi abbastanza forte da potere fare a meno di te.

Come capire se piaci a una donna?

Scarica PDF Scarica PDF Lei ti lancia delle occhiate, ride alle tue battute e si comporta nervosamente in tua compagnia, ma tu non riesci a capire se sta flirtando, se è amichevole o se invece non le interessi. Che tu abbia una cotta da anni e muoia dalla voglia di sapere se lei ricambia i tuoi sentimenti, o che tu voglia capire che cosa prova una ragazza solo per curiosità, esistono alcuni metodi quasi infallibili per capire se piaci o no a una ragazza.

  1. 1 Osserva la sua postura. Quando piaci a una ragazza, lei si rivolgerà nella tua direzione. Se tiene il torace verso di te, o cerca di creare contatto fisico, significa che si sente a suo agio quando parla con te. Se tiene una posizione chiusa, ad esempio incrociando le braccia o le gambe, probabilmente è nervosa o timida, o forse cerca di creare una barriera per farti capire che non è interessata.
    • Quando è seduta a gambe incrociate, osservale i piedi. Se sono puntati verso di te, potresti piacerle e probabilmente vuole avvicinarsi a te.
    • In generale, una ragazza ti starà più vicino e avrà un linguaggio del corpo più rilassato se si sente a proprio agio con te. Avrà, per esempio, spalle rilassate e non incrocerà le braccia. Ma la personalità di ciascuno e l’educazione culturale differiscono molto da persona a persona; se quindi non è così, non prenderlo come un segno sicuro che non le piaci.
  2. 2 Fai attenzione al contatto visivo. Quando piaci a una ragazza, lei tenderà a fissarti negli occhi per qualche secondo o a guardare in basso non appena i vostri sguardi si incrociano; entrambe queste reazioni possono suggerire un’attrazione. Se una donna si gira rapidamente, spesso significa che è nervosa e non è ancora pronta a rivelare le sue vere intenzioni.
    • Quando piaci a una ragazza, le sue pupille possono dilatarsi, ma può essere molto difficile accorgersene.
    • Se guardando una ragazza ti accorgi che lei ricambia il tuo sguardo, potresti piacerle.
  3. 3 Nota se ti tocca o se cerca di avvicinarsi a te. Quando piaci a una ragazza, lei cercherà spesso di toccarti, perché si tratta di un metodo di flirt facile da notare ma comunque discreto, che le permette di capire quanto tu sia interessato. Potrebbe toccarti il braccio quando dici qualcosa di divertente, sfiorare “per sbaglio” la tua spalla o le tue mani con le sue, oppure metterti delicatamente una mano sul ginocchio.
    • Non tutte le ragazze dimostrano il proprio interesse attraverso il contatto fisico. Non presumere di non piacere a una donna solo perché non prova a toccarti: potrebbe essere troppo nervosa all’idea di farlo. Se ti piace una ragazza, non essere timido. Rompi tu la barriera del contatto e nota la sua reazione.
    • Potrebbe trovare altri modi di toccarti, ad esempio dandoti un leggero pugno sulla spalla. Questa mossa da “amica” può essere un metodo leggermente subdolo di avvicinarsi a te senza darlo a vedere.
  4. 4 Fai attenzione se ti abbraccia senza un motivo apparente. È particolarmente importante se non ha questo atteggiamento verso altri ragazzi. Gli abbracci sono un modo amichevole e affettuoso di avvicinarsi a te e di toccarti senza dare l’impressione di flirtare. Ricambia l’abbraccio se la ragazza ti piace, oppure rifiutalo con delicatezza se non vuoi darle false speranze.
  5. 5 Fai caso se imita i tuoi movimenti. Se una ragazza copia i tuoi atteggiamenti, ad esempio passandosi le dita tra i capelli pochi secondi dopo che l’hai fatto tu, potrebbe imitarti in modo inconscio, perché le piaci.
  6. 6 Nota se gioca con i capelli. Arricciarsi delicatamente delle ciocche di capelli o passarsi le mani tra la chioma possono essere tentativi di seduzione.
  7. 7 Nota se ci sono segnali di nervosismo. Quando piaci a una ragazza, lei si toccherà le labbra, le clavicole e il collo per attirare la tua attenzione su quelle zone. Potrebbe persino mettersi del rossetto davanti a te.
  8. 8 Nota se è sempre sorridente quando è con te. Potrebbe essere il suo modo di farti capire che si sente a suo agio ed è felice di stare in tua compagnia. Se le piaci, lei potrebbe ridere sempre alle tue battute (a prescindere da quanto siano divertenti).
  9. 9 Prendi in considerazione il contesto. L’interpretazione del linguaggio del corpo di una ragazza varia molto a seconda della situazione in cui vi trovate. Ad esempio, se state parlando solo voi due e lei ti tocca il braccio per qualche secondo, probabilmente sta flirtando con te.
    • Durante una conversazione intensa, potrebbe guardarti negli occhi senza distogliere lo sguardo. Questo non significa che le piaci: potrebbe semplicemente essere il suo modo di discutere. Tuttavia, se continua a guardarti a lungo negli occhi senza parlare, oppure se ti fissa, ma distoglie lo sguardo appena ti giri verso di lei, potrebbe essere attratta da te.
  1. 1 Fai molto caso ai complimenti. Se una ragazza ti fa dei complimenti, potresti piacerle. Probabilmente è il suo modo di farti sentire desiderato.
    • Potrebbe dirti “Hai degli occhi bellissimi”, oppure “Hai veramente un bel fisico, fai qualche sport?”.
  2. 2 Osserva le reazioni delle sue amiche. Se noti che quasi tutte le sue amiche, quando ti guardano, sorridono o ridacchiano, probabilmente ha parlato di te con loro e sanno che le piaci. In alcuni casi, una delle sue amiche potrebbe essere abbastanza audace da dirti direttamente quello che sa.
    • Può capitare che lei e le sue amiche smettano di parlare improvvisamente al tuo arrivo. Questo significa che probabilmente eri tu l’argomento di conversazione.
  3. 3 Nota il suo stile. Quando piaci a una ragazza, lei spesso proverà a fare colpo su di te con il suo look. Potrebbe indossare abiti leggermente scollati o mettere del rossetto per attirare la tua attenzione.
    • Ogni ragazza ha un senso dello stile diverso e non tutte cercheranno di vestirsi nel modo descritto in precedenza per fare colpo su un uomo. Tuttavia, se noti che la ragazza che ti incuriosisce si veste meglio del solito quando è con te, probabilmente le interessi.
  4. 4 Fai molto caso a quando ti prende in giro in modo leggero e amichevole. Quando piaci a una ragazza, lei potrebbe prenderti in giro in merito alle cose che dici o che fai. Potrebbe farti notare che una tua battuta non era divertente, prendersi gioco di te perché indossi qualcosa di buffo, o dirti con leggerezza che sei hai un atteggiamento esagerato.
  5. 5 Nota se trova delle scuse per parlare con te. Potrebbe chiederti l’amicizia sui social media, parlarti di persona ogni giorno al termine delle lezioni o scriverti dei messaggi senza una ragione precisa. Sono tutti potenziali segni di interesse da parte di una ragazza che vuole conoscerti meglio.
    • Questi segnali da soli non bastano a stabilire che le piaci. Anche una donna che cerca solo di diventare tua amica potrebbe parlare con te. Tuttavia, se cerca di parlarti molto spesso, adotta un linguaggio del corpo seducente e ti fa numerosi complimenti, probabilmente sta tentando di farti capire che cosa prova per te.
  6. 6 Nota se ti fa domande sul tuo stato sentimentale. Quando piaci a una ragazza, lei vorrà sapere se sei single, in modo da decidere se è il caso di flirtare con te. Potrebbe chiederti direttamente se hai una fidanzata, oppure provare un approccio più discreto.
    • Potrebbe prenderti in giro dicendo “Scommetto che sei andato a vedere quel film con la tua ragazza”. Se lei ti piace, puoi cogliere l’occasione per flirtare a tua volta, rispondendo “Non ho la ragazza, ma volevo davvero andare a vedere quel film. Ti va di andare al cinema venerdì sera?”.
  7. 7 Fai attenzione ai momenti da “damigella in pericolo”. Quando piaci a una ragazza, lei potrebbe fingere di trovarsi in una situazione di difficoltà per valutare la tua reazione. Ad esempio, quando siete all’aperto, potrebbe esclamare “Che freddo!”. Si tratta di un modo discreto per chiederti il tuo soprabito.
    • In alcuni casi le ragazze fingono di essere incapaci di fare qualcosa, ad esempio dicendo che non riescono a capire nulla dei compiti per casa. Lo fanno per darti l’occasione di aiutarle; considera che spesso si tratta di una messinscena per valutare la tua reazione, nella speranza che tu sia disposto a dar loro una mano.
    • Quando offrirai il tuo aiuto, se le sue attenzioni non dovessero essere rivolte a te ma a un’altra persona presente, potresti notare una reazione delusa o irritata da parte sua. In quel caso, almeno avrai capito che cosa prova veramente e sarai in grado di voltare pagina.
  8. 8 Metti alla prova il suo interesse chiedendo il suo aiuto. Se è sempre al tuo fianco quando hai bisogno di lei, potresti piacerle. Tuttavia, non presumere che sia innamorata di te solo per un episodio. Chiedile spesso dei piccoli favori, come una gomma da masticare o una penna, e nota come reagisce. Se è disposta ad aiutarti e dimostra altri segni che le piaci, probabilmente hai fatto colpo.
    • Non usare troppo questo approccio e non chiedere aiuto per un compito troppo difficile, o lei potrebbe pensare che tu sia pigro, che tu la stia mettendo alla prova o persino che tu sia fastidioso. Non esagerare; non rischiare di farle cambiare idea su di te.
  9. 9 Nota come si comporta in compagnia di altre persone. Se una ragazza flirta con te, non significa per forza che le piaci. Potrebbe semplicemente gradire l’atto di sedurre, oppure non accorgersi nemmeno di essere provocante. Il modo migliore per capire se flirta solo con te, o se non si tratta invece del suo comportamento naturale, è osservarla quando si trova con altre persone.
    • Se ti tratta in modo diverso rispetto a quanto fa con gli altri, mantenendo il contatto visivo più a lungo o prendendoti in giro in modo più affettuoso, potresti piacerle.
  1. 1 Sorridile, Un sorriso naturale, sincero e spensierato è il modo ideale per far capire a una ragazza che stai bene insieme a lei. Le farai anche sapere che sei una persona felice, e dato che la felicità è contagiosa, lei assocerà a te le proprie emozioni positive. Se ricambia il tuo sorriso, puoi essere certo che si sente a suo agio in tua compagnia.
  2. 2 Avvia una conversazione, Si tratta di un ottimo modo per valutare l’interesse di una ragazza nei tuoi confronti. Quando parlate, fai attenzione ai segnali che possono indicare che le piaci e nota se fa uso di un linguaggio vagamente romantico. Se ti trovasse attraente, potrebbe annuire spesso o ripetere alcune delle frasi che dici.
    • Per avviare una conversazione, puoi porre una domanda aperta riguardo alla scuola, al lavoro o alla cultura popolare. Puoi chiedere semplicemente “Che cosa pensi di questo gruppo musicale?” oppure “Come va la tua giornata?”.
    • Non preoccuparti se lei non avvia una conversazione con te. Se le piaci, potrebbe essere troppo timida o nervosa per farlo! Anche se ti sembra la donna più sicura del mondo, potrebbe avere avuto esperienze negative in passato o semplicemente non essere pronta ad avvicinarsi a te, se non sarai tu il primo a farlo.
    • Se siete già amici, parlare con lei sarà facilissimo. In quel caso, il modo più efficace per capire se le piaci è osservare il suo linguaggio del corpo e notare se ti tratta in modo diverso rispetto a quanto fa con gli altri.
  3. 3 Fai attenzione quando parlate. Se ti piace una ragazza, migliora le tue possibilità di conquistarla ricordando alcuni dettagli di quello che ti dice. Ascolta bene le sue parole, così da poterle sfruttare in futuro.
    • Ad esempio, se lei ti dice il nome del suo gruppo musicale preferito, cita una delle canzoni di quella band la prossima volta che vi vedete; rimarrà impressionata dal fatto che hai notato che cosa le piace! Se non era già interessata a te, potrebbe cambiare idea notando tutte le tue attenzioni.
    • Parlare con una ragazza ti dà anche l’occasione di osservarne il linguaggio del corpo, perciò fai attenzione a tutti i tentativi di flirt, come dei contatti sfuggenti.
  4. 4 Fai capire alla ragazza che ti piace, Fallo solo se ti piace veramente e se hai l’impressione che lei ricambi i tuoi sentimenti. Si tratta di una mossa molto diretta e che può anche intimorire, ma se lei ti interessa e sei ragionevolmente certo di essere ricambiato, un approccio audace è il modo più rapido per ottenere un appuntamento.
    • Puoi farle sapere che sei interessato a lei dicendo: “Essere tuo amico è fantastico, ma mi piacerebbe molto se diventassimo più che amici”.
    • Non dire a una ragazza che ti piace solo perché sei curioso di scoprire che cosa prova per te. Potresti ferirla e perdere la sua fiducia.
  5. 5 Chiedile di uscire, Se ti piace una ragazza, ma non sei certo che lei ricambi i tuoi sentimenti, puoi sondare il terreno dicendo: “Ho sentito che il film _ è bellissimo. Ti va di andarlo a vedere con me?”. Usa un tono di voce naturale. Se risponderà di sì, capirai che è interessata a te. Se riceverai un rifiuto, potrai cambiare rapidamente l’argomento di conversazione.
  6. 6 Fai attenzione ai segnali che ti manda. Fai un passo indietro se hai l’impressione di non piacerle, oppure prova a flirtare se ritieni che l’interesse sia reciproco.
    • Se lei non reagisce bene alle tue avances romantiche, anche se credevi di interessarle, non prenderla come un’offesa personale. Le relazioni di successo iniziano con un forte legame reciproco. Inoltre, ci sono moltissime altre ragazze perfette per te.
  7. 7 Evita di pensare troppo. Cercare di capire se piaci a una ragazza può distrarti e occupare tutto il tuo tempo. Riflettendo troppo sul suo comportamento potresti diventare ossessionato dall’idea di “doverla conquistare”, dimenticando che è molto più importante cercare di conoscerla meglio come persona.
    • Invece di perdere troppo tempo per capire se piaci a una ragazza, ogni tanto cogli l’occasione di passare del tempo con lei e con le sue amiche. Assicurati che le tue intenzioni siano abbastanza chiare (flirtando con discrezione), altrimenti rischierai di finire per sempre nella “zona amici”.
  • Se una ragazza ti chiede di uscire e di fare qualcosa con lei da sola o con un’altra coppia, probabilmente cerca di farti capire che prova dei sentimenti per te.
  • Potresti piacere a una ragazza senza che lei mostri alcuno dei segni di cui parla questo articolo. Il modo migliore per scoprire la verità è passare del tempo con lei e vedere che tipo di relazione si sviluppa tra di voi.
  • Se è molto timida, potrebbe non avere il coraggio di parlarti di persona. Tuttavia, è possibile che su internet trovi la forza di farlo. Se ti scrive sul web, ma si ritrae quando ti vede, probabilmente le piaci ma non riesce a fartelo capire di persona. Sonda il terreno sorridendole e facendole domande semplici, ad esempio sulla sua giornata.
  • Se ti piace una ragazza, non flirtare con le altre. Se ti vedesse mettere il braccio intorno a un’altra o compiere gesti simili, potrebbe pensare di non essere speciale per te e potrebbe smettere di cercare di attirare la tua attenzione.
  • Se una ragazza ti sembra ostile e ti evita, non perdere le speranze, perché potresti aver frainteso le sue intenzioni. Fai un passo indietro e lasciale lo spazio per respirare. Potrebbe essere interessata a te, ma sentirsi in imbarazzo quando è corteggiata in pubblico. In quel caso, dovresti esprimere il tuo interesse nei suoi confronti in modo più discreto.
  • Se ti sembra che una ragazza eviti di proposito tutti i contatti con te, ad esempio non parlandoti mai, neppure quando siete insieme ad altre persone, probabilmente pensa di piacerti, ma non è interessata a te. È possibile che stia reagendo negativamente anche perché le tue avances sono troppo esplicite. Considera il suo silenzio e l’ostilità come segnali che devi fare un passo indietro e lasciarle un po’ di spazio. Potrai provare ad avvicinarti di nuovo a lei dopo qualche settimana; se continuerà a reagire in modo negativo, probabilmente è il caso di lasciar perdere.
See also:  Perch I Bambini Piangono Nel Sonno?

Quando un uomo è interessato ma non ti cerca?

Quando un uomo non ti cerca e, forse, è meglio così! – Esauriti gli stereotipi a disposizione, consolati pensando che, prima o poi, incontrerai un uomo già risolto, al quale non farete paura né tu, né la possibilità di vivere una relazione che non debba, necessariamente, condurre dritta dritta all’altare.

Come capire se una donna ti sta nascondendo qualcosa?

Come Capire quando una Ragazza Nasconde Qualcosa Tutti hanno qualche, segreto a un certo punto della propria vita. Quando una ragazza nasconde qualcosa, non è necessariamente una cosa brutta; per esempio potrebbe nascondere le informazioni su una festa di compleanno a sorpresa.

  1. 1 Renditi conto quando sembra che ci sia qualcosa che non va in lei. Se si tratta di una persona con cui trascorri molto tempo, probabilmente ti accorgerai subito se c’è qualcosa di strano o di diverso in lei. Tienilo a mente e cerca di continuare a notare in quali momenti sembra comportarsi in maniera diversa dal solito.
  2. 2 Tieni traccia delle circostanze in cui il suo comportamento cambia. Una volta che ti accorgi che si comporta in modo strano, inizia a prestare attenzione a quando cambia il suo atteggiamento. Cerca delle costanti per farti un’idea generale del perché agisce in modo inconsueto.
    • Si comporta in modo diverso quando si parla di un argomento in particolare?
    • Il cambiamento avviene in presenza di una certa persona?
    • Sembra a disagio quando si trova in un determinato posto?
    • C’è un certo evento futuro di cui non vuole parlare?
  3. 3 Osserva i cambiamenti nel suo comportamento. Anche per questo punto, se la conosci molto bene, notare le differenze nel suo comportamento dovrebbe essere abbastanza semplice. Mentre cerchi di identificare la causa generale della sua segretezza improvvisa, osservala per notare abitudini o per cogliere segnali che possano rivelare che sta mentendo o nascondendo qualcosa.
    • Appare estremamente pensierosa.
    • Evita spesso il contatto oculare.
    • Fa pause frequenti quando risponde.
    • Cambia discorso all’improvviso.
    • Incrocia le braccia sul petto o protegge altre zone vulnerabili, come la gola.
    • Aggiunge troppi dettagli.
    • Si sporge indietro, come cercando di distanziarsi fisicamente.
    • Tiene braccia e gambe rigide.
    • Non fa gestualità empatica.
    • Smette di parlare in prima persona e si riferisce alle persone usando i nomi anziché “lui” o “lei”.
    • Evita di rispondere alle domande in maniera esaustiva.
    • Si schiarisce la voce e deglutisce visibilmente e spesso.
  4. 4 Considera la gravità di quello che potrebbe nascondere. Mentre osservi il suo comportamento e cosa lo provoca, pensa a cosa potrebbe nascondere e a quanto grave potrebbe essere.
    • Se hai una relazione con lei, allora forse sta nascondendo un tradimento o una cattiva abitudine che ha preso e che si è ripromessa di abbandonare, come il fumo. Se invece si tratta di un’amica, forse sta nascondendo qualcosa che è stata detta su di te alle tue spalle.
    • C’è sempre la possibilità che stia nascondendo qualcosa di positivo, come un regalo o una festa a sorpresa, perciò è importante concederle il beneficio del dubbio.
  5. 5 Scrivi i tuoi sospetti per prepararti a confrontarti con lei. Creare una lista dei sospetti o descrivere in dettaglio un dubbio più grande aiuterà entrambi a sembrare e sentirsi più preparati durante il confronto, oltre a darti la possibilità di fare riferimento ai comportamenti, alle parole o alle azioni che ti hanno portato a quelle conclusioni.
    • Includi tutto ciò che c’è di strano nel suo modo di comportarsi, menzionando le cose che ha detto, il modo in cui ha agito e altri suoi comportamenti sospetti.
    • Prendi nota delle tue osservazioni su quali argomenti o persone sembrano innescare tali cambiamenti nel suo modo di agire.
  6. 6 Chiedi l’opinione di un amico in comune sui tuoi sospetti. Scegli qualcuno che conosca entrambi e chiedigli se ha notato qualcosa di strano nel comportamento della vostra amica. L’amico in comune potrebbe conoscere un altro aspetto della storia e aiutarti a capire se c’è qualcosa che non sai che possa spiegare il suo comportamento o se invece le tue osservazioni sono fondate. Pubblicità
  1. 1 Trova un momento per parlarle. In base alla profondità del vostro rapporto, potresti organizzare un colloquio con lei a casa, se è la tua partner, oppure potreste andare a pranzo insieme.
    • Evita di far vedere che vuoi parlarle del suo comportamento schivo, se stai pianificando in anticipo. Diversamente, ciò la indurrebbe a declinare il tuo invito e per te sarà più difficile parlarle per scoprire che succede.
  2. 2 Introduci l’argomento con calma e ragionevolezza. C’è la possibilità che la ragazza si arrabbi quando tocchi il punto, quindi fai del tuo meglio per distendere la situazione restando calmo.
    • Tuttavia, ciò non vuol dire dover essere evasivo o vago su quello che intendi comunicare. Devi essere chiaro e diretto sulla sua segretezza, affinché possa comprendere appieno la conversazione.
    • “È da un po’ che è come se mi stessi nascondendo qualcosa. La mia relazione con te è importante, per cui vorrei parlarne”.
    • “Hai avuto reazioni singolari ai commenti che ho fatto di recente. Non voglio offenderti, ma è come se stessi nascondendo un segreto. Possiamo parlarne?”.
    • “Ultimamente mi sono accorto che sei molto nervosa la maggior parte delle volte in cui siamo insieme. C’è qualcosa che non va e di cui vorresti parlare?”.
  3. 3 Esponi i tuoi pensieri e le tue osservazioni in modo tale che comprenda la tua apprensione. Stai parlando con lei perché sei preoccupato per quello che sta succedendo e intendi trovare una soluzione, quindi aiutala a capirlo con le tue parole e con i tuoi gesti.
    • “Di recente ho notato che quando c’è Marco diventi chiusa e distaccata. Mi chiedo cosa sia accaduto per comportarti così nei suoi confronti. Sono qui per aiutarti”.
    • “Negli ultimi tempi sei diventata un po’ schiva quando parliamo dei nostri progetti con altre persone. Sono preoccupato e vorrei sapere se c’è qualcosa che dovresti dirmi”.
    • “Durante l’ultima lezione della professoressa Bianchi eri molto nervosa e agitata. Sono disponibile se ti va di parlare del perché ti sei comportata così”.
    • “Mi hai detto che ieri sera sei rimasta in piedi a leggere un libro finché non ti sei addormentata, ma Maria mi ha detto che siete andate a ballare. Mi dispiace che tu mi abbia detto una bugia e mi chiedo quale sia il motivo che ti ha spinto a farlo”.
  4. 4 Ascolta con attenzione la sua risposta. Ricorda di restare calmo e di darle l’opportunità di risponderti senza interromperla. Se continua a mostrarsi schiva, dille che stai notando certi comportamenti particolari che indicano che potrebbe mentire, come la sua incapacità di mantenere il contatto oculare, le pause frequenti mentre risponde o i troppi dettagli che aggiunge. Quindi, chiedile di nuovo di essere onesta con te.
    • Se continua a nascondere la verità su cosa sta succedendo, allora è il caso di riconsiderare il valore di tale amicizia o relazione: che senso ha avere una relazione con lei se non ti dice la verità?
    • “Ti ho sentito dire che”.
    • “Comprendo che tu ti senta”.
    • “Apprezzo che tu abbia accettato di parlarne con me, ma ho l’impressione che tu non sia completamente onesta. Potresti dirmi tutta la verità?”.
    • “Ti sono davvero grato per l’opportunità di parlarne insieme. Tuttavia, sembra che tu abbia ancora altro da dire che ancora non hai detto. Continua a parlare”.
  5. 5 Concediti del tempo per elaborare quello che ti dice. Nel caso in cui ti dicesse cosa nasconde, riservati del tempo per elaborarlo, specialmente se è qualcosa di negativo.
    • Considera le sue ragioni di tale comportamento e la validità delle stesse. Avrebbe dovuto dirti la verità dall’inizio oppure la sua segretezza è giustificabile?
    • Valuta la relazione, se era giusto che ti nascondesse quelle determinate notizie e cosa si potrebbe fare per rimediare alla frattura che ciò ha causato.

    Pubblicità

  • Concedile sempre il beneficio del dubbio prima di pensare al peggio.
  • Disponiti ad ascoltare quello che ti dice con mente aperta, perché potrebbe non essere ciò che speri. Cerca di entrare nella conversazione senza preconcetti e con la volontà di ascoltarla realmente.

Pubblicità

Fai attenzione ai segnali che indicano quando una persona mente, come quelli elencati all’inizio dell’articolo.

Pubblicità Co-redatto da: Staff di wikiHow – Redazione Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il nostro team di editor e ricercatori esperti che ne hanno approvato accuratezza ed esaustività. Il di wikiHow controlla con cura il lavoro dello staff di redattori per assicurarsi che ogni articolo incontri i nostri standard di qualità.

Come capire se è gentilezza o interesse?

Perch Una Donna Scappa Anche Se Gli Piaci Non fare figuracce e non pensare solo perché sei carina, che tutti gli uomini siano interessati. Al tempo stesso, se sei un po’ timida cerca di riconoscere quando una persone sta cercando di conquistarti. È facile interpretare nel modo sbagliato un atteggiamento gentile.

  1. Alcuni uomini sono molto evidenti quando cercano di attirare l’attenzione di una donna, ma altri sono meno sfacciati.
  2. Al tempo stesso, ci sono uomini simpatici e galanti che non hanno nessuna mira seduttiva.
  3. Come si fa a distinguere? Ecco alcuni segnali: Osserva come ti guarda,
  4. Se è amichevole, mantiene il contatto visivo e presta attenzione a quello che dici, se invece sta flirtando il suo contatto visivo non è solo “contatto visivo”.

Il suo sguardo sembra indugiare, prestando attenzione alla bocca. Attenzione a come ti tocca. Se è amichevole, toccare i tuoi amici è del tutto normale; toccare le persone che hai appena incontrato non è sempre inappropriato. Per la maggior parte delle persone, un tocco sulla mano o sulla spalla non è un grosso problema, e se qualcuno ti ha sfiorato una o due volte ma niente di più, allora non c’è davvero molto a cui pensare.

  • Se qualcuno che sta flirtando con te, vuole che tu sappia che sta flirtando con te, quindi il confine tra il tocco platonico e il tocco civettuolo è quello a cui dovrai sempre rispondere con il tuo istinto.
  • Attenta a come ti saluta.
  • Se lavori nello stesso ufficio, vai nella stessa scuola o fai la stessa strada ogni mattina, allora è assolutamente naturale per lui salutarti con un “Buongiorno!” o “Piacere di vederti!” ogni volta che vi passate accanto.

Se invece è interessato, oltre al saluto potrebbe voler sapere cosa fai, dove vai, come stai e magari potrebbe anche fare degli apprezzamenti sul tuo aspetto. Scherza con te con una certa insistenza. Un amico, potrebbe amare scherzare con te, ma forse scherza anche con tutti gli altri; forse è solo il clown della classe, e si diverte sempre, non importa con chi potrebbe essere.

Come si comporta un’uomo ambiguo?

Il fascino discreto dell’ambiguità. Abbozzo di una tipologia di personalità Riassunto La strategia dell’ambiguità può essere transitoriamente messa in atto da molti individui nel contesto di dinamiche relazionali conflittuali, ma rappresenta anche uno stile di comportamento a lungo termine che definisce alcune personalità (“personalità ambigua” secondo Bleger, “soggetti di malafede” secondo altre concettualizzazioni psicoanalitiche).

In questi individui la strategia ambigua risponde alla necessità di mascherare ad oltranza un’impotenza affettiva, identitaria o di altro tipo, attraverso una pratica imitativo-mimetica, unilateralmente confidenziale, che attiva profonde proiezioni idealizzanti nel partner. Al fondo di questa strategia si colloca l’assenza di un’affettività profonda e differenziata, in cui coesistono in modo con-fuso e non scindibile gli atteggiamenti fondamentali di amore e di odio; questo si evidenzia chiaramente nelle reazioni ambivalenti del partner dell’ambiguo, rivolti proprio al “chiarimento” della natura amorosa o ostile (libidica o tanatotropica) della relazione.

Lo svelamento di questa strategia è intollerabile per l’ambiguo che si vede costretto o alla fuga o alla soppressione del testimone dei suoi deficit, cioè alla distruzione della relazione. Per questo tipo di personalità, che si definisce come un crocevia di fenomenologie cliniche diverse (dalle patologie del falso sé, alla diffusione dell’identità, all’instabilità affettiva “borderline”, al ritiro schizoide, ala diffidenza paranoide, alle strategie passivo-aggressive), gli autori propongono alcuni criteri definitori utili per il loro riconoscimento sia nel contesto della pratica clinica quotidiana che, soprattutto, della gestione psicoterapeutica.

  1. Summary Ambiguity is a relational style which functions preventing the discrimination between truthfullness and lie, trust in reality and certainty of illusion.
  2. Although it is a common interpersonal strategy, it may characterize some personalities in the long term.
  3. They has been defined in psychoanalytic contexts as “ambiguous personalities” (Bleger) or in reference to the philosophical concept of “bad faith”.

These subjects hide some personal (affective or identity-related) deficits establishing looking like strong dual relationships with the use of mimetic, confidential, seductive and adhesive attitudes that arouse deep projective idealizations in their partners, but mask undifferentiated attitudes of love and hate.

  • These reveal themselves in form of faulty acts or inability to take firm decision or to support the partner in the course of shared conflicts; these behaviours compel the partner to become ambivalent in order to make clear the loving or hating nature of the relation.
  • When the ambiguous strategy is revealed, the ambiguous person can only escape or suppress the witness of his/her deficits, in both cases destroying the relationship.

These relational dynamics may be considered as a pathways of different clinical phenomenologies such as “as if” personalities, identity diffusion, “borderline” affective instability, schizoid withdrawal, paranoid suspicion, passive-aggressive behaviours.

  • The authors suggest some descriptive criteria to identify these individuals both in clinical and in psychotherapeutic contexts.
  • Definizione Normalmente siano abituati a pensare e quindi filtriamo la realtà, secondo il principio che ci sia cioè un rapporto univoco tra percezione e conoscenza, vale a dire che le cose e le persone, siano quello che sembrano.

L’esistenza delle figure ambigue (che, a seconda della messa a fuoco, rappresentano alternativamente oggetti diversi), delle illusioni percettive (miraggi) e degli inganni della conoscenza (ideali illusori, teorie false ritenute vere etc.) non mina la nostra fiducia nel relazionarsi ed intenzionare il mondo così com’è, così come appare.

  • Ambiguo è “quello che può venire inteso in vari modi o prestarsi a diverse interpretazioni, dando luogo di conseguenza a dubbi, incertezze o confusione”3.
  • In genere l’ambiguità viene definita dal punto di vista dell’osservatore.
  • Un soggetto è ambiguo quando può venir compreso in vari modi e il suo comportamento può dare adito a “diverse interpretazioni, generando di conseguenza dubbi, incertezze o confusione”.

Ma per il soggetto che manifesta ambiguità non c’è dubbio, né incertezza, né confusione3. Sul piano psicologico e interpersonale il problema posto dal comportamento ambiguo di una persona, è che esso si colloca esattamente nella dimensione intermedia tra la fiducia nell’apparenza e la certezza dell’illusione e dell’inganno; se sapere di potersi fidare o di essere ingannati da un partner consente di prendere le adeguate contromisure, di fronte alla sua ambiguità si è costretti ad oscillare tra aspettative proiettive positive o negative: l’ambiguità genera pertanto necessariamente ambivalenza.

L’ambiguità di una persona alla quale si è legati da un legame affettivo intenso (o, in generale, da un rapporto di dipendenza) suscita un’indeterminatezza ansiosa particolarmente intensa, talora insostenibile, dubbi e interrogazioni destabilizzanti che necessitano di essere dissolti ma non possono esserlo.

Il soggetto ambiguo infatti per sua natura resta contraddittorio, sfuggente e indefinito per l’osservatore, sia nei suoi comportamenti che nelle sue comunicazioni, sia per quanto attiene le sue motivazioni. E’ proprio questo sfuggire alla possibilità di circoscrivere un soggetto ambiguo facendo riferimento ai criteri definitori dei disturbi di personalità oggi riconosciuti2, a portare a considerare proprio l’ambiguità il tratto caratteristico di una tipologia di personalità e a ricercarne i contrassegni (Merkmale in senso schneideriano16) sui piani descrittivo e comportamentale, cosa che rappresenta lo scopo di questa nota.

  • Ambiguità “normale” e “patologica” Se esaminiamo l’ambiguità da un punto di vista psicologico, se ne possono distinguere due tipi.
  • Il primo può essere considerato “normale”, è infatti semplicemente uno stile cinico che nasce dalla necessità di mantenere un potere (politico o economico, di leadership, legato alla bellezza, all’intelligenza, al sex appeal etc.) nel contesto di una determinata relazione.

Il secondo, al contrario, appare meno comprensibile, talora incongruo rispetto ad un contesto, perché nasce dalla necessità soggettiva, per chi lo attua, di difendersi dalla percezione di una mancanza di potere legata a qualche difetto personale, di coprire cioè uno stato di bisogno, impotenza o inadeguatezza segreto, non ammesso e comunque non svelabile.

  • Nel primo caso l’ambiguità,
  • Il consente di mediare e dilazionare i conflitti che nascono quando un legame affettivo si instaura in un contesto gerarchico asimmetrico, in cui uno dei due partners ha un rapporto di sudditanza o di dipendenza.
  • L’ambiguità di chiunque abbia o eserciti un po’ di potere non leva mai la speranza in chi da questo potere dipende, sia attesa di carriera, di amore, di ruolo, anzi la attiva e mantiene chi vi sottostà in una sorta di limbo in cui l’altro non è del tutto riconosciuto né del tutto messo da parte, non è né promosso né perduto, né presente né assente: è una caratteristica di un qualsiasi tipo di rapporto (asimmetrico) di dominio che non viene né espresso né smascherato, che, se può comunque generare e mantenere ansia e scatenare reazioni ambivalenti, non ha necessariamente una valenza psicopatologica.

Ma Per quanto possa manifestarsi transitoriamente in quasi tutti gli esseri umani in determinate, particolari e transitorie situazioni, l’ambiguità può però essere o divenire uno stile difensivo cronico e praticamente inattaccabile, una sorta di maschera che implica l’assenza o la dissimulazione di sentimenti autentici e profondi, oppure la coesistenza non espressa di sentimenti relazionali ambivalenti, cioè, in ogni caso, una difettività cronica sul piano interpersonale5 significativi.

Pochi individui in realtà sono ambigui in tutte le loro relazioni adulte, e si tratta proprio di coloro che non ne hanno alcuna coscienza perché non possono assumere un punto di vista alternativo (critico) rispetto a se stessi. Chiunque ne abbia incontrato uno nella propria vita, ne conserverà una memoria indelebile.

In questo senso l’ambiguità può essere considerata un tratto caratteristico di talune personalità ed essere anche proposto come nucleo descrittivo di una vera e propria tipologia nel senso sia di Kurt Schneider17, sia di un “disturbo di personalità” in accordo alla definizione generale del DSM-IV-TR2.

La “personalità ambigua”: un modello psicoanalitico Josè Bleger, uno psicoanalista argentino post-kleiniano, hainvece, assunto descritto e definito negli anni ’60 sotto il titolo di “personalità ambigue” una peculiare organizzazione relazionale regressiva e difettiva che può sottostare a numerose fenomenologie cliniche e che è generativao di intensa ambivalenza in chi ne è oggetto.

Bleger è stato il primo ad accorgersi che il concetto psicopatologico di ambivalenza, includeva anche una condizione strutturale differente definita in linea con la metapsicologica post-kleiniana. Bleger3 definisce da un punto di vista psicoanalitico “personalità ambigue” quelle che utilizzano una particolare organizzazione, regressiva e costante nel tempo, a lungo termine della personalità caratterizzata dalla tendenza a creare legami sicretico-fusionali con modalità indifferenziate o indiscriminate (p.227).

Un soggetto ambiguo (.) appare all’osservatore come un insieme di elementi o di comportamenti irrimediabilmente contraddittori (e che provocano confusione), ma egli non si sente né confuso nè contraddittorio (.) l’ambiguità non è confusione, ma il persistere o il regredire ad uno stadio di primitiva fusione o di indifferenziazione (sincretismo) che caratterizza i primi abbozzi dell’organizzazione psicologica () (posizione glischro-carica): il soggetto ambiguo non è arrivato a delineare delle contraddizioni, né a discriminare termini diversi: questi sono per lui equiparabili, equivalenti o coesistenti.” (ibid.p.210) La carenza della struttura dell’Ioegoica e di un’identità ancorata ad oggetti interni stabili porta questi soggetti ad instaurare legami col partner più vicino in ogni diversa situazione, creando una molteplicità di identificazioni non sedimentate, contemporanee e contraddittorie per l’osservatore esterno, ma non per chi le operamette in atto, che non appare non in grado di percepire la contraddittorietà dei propri comportamenti.

“L’io della personalità ambigua è un io estremamente mutevole e non è interiorizzato come un io definito o “cristallizzato”; è “sovrapposto”, fuso (con gli oggetti) e il soggetto ambiguo può accettare e fare rapidamente proprie idee, attitudini diverse che appartengono a diversi oggetti, senza avvertire confusione o contraddizione.

  • Quello che interiorizza non è un io, ma una fusione io/non io.” (ibid., p.222).
  • Spesso Lle personalità ambigue hanno, secondo Bleger, una struttura necessariamente ipoevoluta, dovuta ad un deficit di internalizzazione delle figure edipiche ed una carenza di una identità personale forte e stabile; questi soggetti agiscono prevalentemente su base imitativa e conformistica, sulla base dei modelli appresi di ciò che “si deve fare”, che vi credano o no.

Si adattano dunque mimeticamente alle situazioni e possono anche interpretarle in modo apparentemente perfetto, cosa che li rende, in un primo momento, dei partners e dei collaboratori esemplari,. Ma si tratta di modalità non interiormente elaborate; come le personalità “come se” secondo N.

Ross (cit da Bleger3, p.264), il “loro comportamento è un semplice mimetismo, basato su un’identificazione molto primitiva; (.) non passano dal periodo dell’imitazione a quello successivo dell’identificazione vera e propria; non acquisiscono la capacità di interiorizzazione e falliscono nella formazione del super-io”; il comportamento di questi soggetti diventa caleidoscopico e riflette “le personalità degli individui con cui entrano in contatto” (Ross, ibid.), “vivono nella mera fatticità, nell’artificiosità di ruoli alterni mutevoli () manca un’identità stabile, non ci sono persone ma personaggi.(.).

Per quanto riguarda il loro assetto cognitivo, non riescono a pensare sul momento, rimandano a più tardi il pensiero, quando sono lontani dalla situazione, rispondono spesso “vedremo”. Hanno spesso una “coscienza offuscata” che non è confusione ma mancanza di coscienza di sé, in contrapposizione alla coscienza del mondo.

Gli affetti non vengono vissuti, perché non sono configurati come un vissuto e si esprimono direttamente nell’esteriorità o nell’azione.” Le personalità ambigue, di cui una rappresentazione tanto caricaturale quanto psicologicamente perfetta è il Leonard Zelig, the camaleont man del capolavoro di Woody Allen1 (le cui multiple personalità sono nient’altro che l’epifenomeno dell’atteggiamento strutturalmente ambiguo di fondo), possono presentare vari gradi, a seconda della quantità dei “nuclei granulari” scissi che tendono a fondersi mimeticamente con i partner e le situazioni connesse, facendo apparire il soggetto, in quel contesto, come assolutamente adeguato.

Questa struttura personologica assomiglia ma deve essere differenziata da altre strutture di personalità (personalità isteriche, as if, borderline, schizoidi) che intrattengono una pericolosa vicinanza con le forme psicotiche, la più pura delle quali è rappresentata dalla tipologia della schizofrenia simplex (Bleger), ed anche con tutta l’area dei disturbi legati alla menzogna, alla falsità, alla malafede, alla manipolazione, fino alle fenomenica delle cosiddette “personalità multiple”, infine, per certi aspetti, al typus melancholicus come delineato da Tellenbach e dopo di lui, da Kraus.Tuttavia Appare molto difficile discriminare clinicamente (cioè senza riferirsi a concetti metapiscologici) questi soggetti, di fronte a cui si coglie, come diceva Helene Deutsch8 riferendosi alle personalità “come se”, qualcosa di artificiale, di non autentico, che fa chiedere all’osservatore che cosa c’è che non va in loro e suscitano il sospetto che nascondano segreti profondi e misteriosi, non comunicabili.

  • Fenomenologia dell’ambiguo
  • La tipologia degli ambigui è ben esemplificata da personaggi di molti romanzi di Moravia12, come Carla ne “Gli indifferenti”, Marcello ne “Il conformista”, Cecilia ne “La noia”, e da quello di Odette de Crecy, come si dipana nel corso della “Recherche du temps perdu” di Marcel Proust14; Lord Alfred Douglas, il partner distruttivo di Oscar Wilde, come viene da lui descritto nel “De profundiis”20, ne costituisce un “tipo puro”.
  • La rivelazione sconvolgente della loro identità diffusa, indistinta, vissuta come naturale, non finalizzata ad un progetto ben preciso, ed adattativo e costruttivo a lungo termine, secondo una logica superficiale della convenienza, del capriccio e dell’occasionalità e perfino del caso, ma soprattutto del continuo compenso delle carenze “inconsce” (o dei deficit non mentalizzati o mentalizzabili) di cui sono portatori, è in genere sconvolgente per chi la osserva ma, se sufficientemente coperta e tutelata dal loro stile sfuggente e furtivo, adattativa funzionale a lungo termine per molti di loro.

L’ambiguo non è governato da sentimenti profondi e stabili ma frammentati perché legati invariabilmente alla sensazione di gratificazione e di protezione che in un dato momento una certa situazione o relazione può dargli. Anche se non è propriamente un soggetto “interessato” (cioè mosso da motivi di pura convenienza materiale) si salda immediatamente con le situazioni o relazioni che lo rassicurano e non gli richiedono di mettere in giuoco le sue carenti capacità affettive ed identitarie.

L’ambiguo, in una parola, è un individuo “profondamente superficiale”, come si definisce la pesciolina seduttiva in “Shark Tale”18. Raramente è possibile trovare una certa consapevolezza nelle personalità ambigue che, nel momento in cui sono confrontate con i conflitti che creano, reagiscono con modalità molto confuse, “immediate”, artificiali, a volte emotivamente discontrollate, ma senza mai poter prendere un vero e proprio insight, una vera e propria consapevolezza su se stesse.

E’ l’osservatore invece ad avere intense reazioni di fronte ai loro improvvisi e inattesi cambiamenti comportamentali che generano talora iniziale incredulità, uno stupore perplesso, “lasciano di stucco”4 e, successivamente, impongono la necessità di rivedere criticamente l’evoluzione di questo rapporto per ristrutturare la loro immagine (internalizzata dai partners) di fronte all’incredibile mutamento della relazione il rapporto.

Spesso questi improvvisi viraggi inducono il partner a ricercare, indagare, scoprire e svelare nei soggetti ambigui rapporti simili in altri contesti, “altre identità”, la presenza contemporanea di modi di pensare, percepire e sentire antitetici o comunque non compatibili con quelli mostrati nella relazione originaria.

Il vissuto di assenza di coerenza, di tradimento, di falsità, di inautenticità successivo allo svelamento dell’ambiguo, viene poi rafforzato dalla mancanza di conflittualità interne a queste personalità che, anche se confrontate con la loro incoerenza, tendono a minimizzarla, come se non fosse successo niente.

L’ambiguo non riconosce alcuna contraddizione nell’assumere posizioni antitetiche a seconda delle situazioni e del “punto di vista”. Se non si dispone di un resoconto esteso della sua esistenza, spesso frutto di testimonianze esterne, o di una vera “investigazione poliziesca”4, che mostra negli anni e nei decenni, continue problematiche di identità che sfociano in numerosi e ripetuti fallimenti relazionali, è impossibile individuare queste personalità nella fase del loro attaccamento sincretico-granulare.

La seduttività è dunque una componente essenziale delle personalità ambigue, che sono immediatamente ciò che l’altro significativo si attende da loro nel momento in cui lo incontrano;, si plasmano sulle esigenze di quello dando vita a relazioni apparentemente perfette, confidenziali (anche se a senso unico, nel senso che suscitano nell’altro il desiderio di raccontarsi, senza farlo mai loro stesse).

Si presentano sempre come persone leali, totalmente prese da un’unica situazione; se confrontati con la propria inaffidabilità possono perfino sentirsi offesi. Non si può del resto dire che questi soggetti “mentano” consapevolmente. Paradossalmente, se mentissero, non sarebbero “ambigui”, ma semplicemente degli “psicopatici” che attivano i loro nuclei ambigui per una ben precisa finalità (una convenienza, una questione di “interesse”).

Il loro stile predilige invece l’omissione, la mezza verità, il depistaggio e l’insabbiamento, figure retoriche e strategie comunicative che utilizzano sistematicamente con destrezza e con modalità quasi preriflessive. Perciò lasciano sempre il dubbio sulla loro sincerità e, trincerandosi dietro un fastidio sdegnato di fronte ad ogni richiesta di chiarimenti, danno l’impressione di una pura esigenza di riservatezza.

L’ambiguo è comunque egosintonico perché sente di essere sempre giustificato nelle sue azioni delle quali vede soltanto il lato positivo. Vive serenamente nella totale indefinizione di ciò che prova. Non solo “non fa sapere” ma “non sa” ciò che prova. E’ un Proteo che non si trasforma per non dare risposte, ma perché non le sa3.

Piuttosto (o oltre che) avere dei segreti conserva delle “aree segrete”, dei “nuclei non nati”17, Non organizza la propria vita emotiva attraverso categorie e gerarchie di valore affettivo: non investe su un “seno” che può essere “buono” o “cattivo”, ma semplicemente su un seno inteso come un semplice apparato anatomico nutritivo.

  • I suoi sentimenti sono sensazioni elementari e non divengono mai affetti continuativi.
  • La sua unica possibilità è quella di adeguarsi ad una “normalità” consensuale attraverso l’imitazione (ecco perché spesso è un individuo “formale”, “educato”, mai “spontaneo”, talora addirittura caricaturale, cosa che gli ingenera il terrore di divenire ridicolo).

La normalità dell’ambiguo, come scrive Moravia12 ne “Il conformista” “è non avere idee quasi su niente”. I compiti sociali naturali (fare una famiglia, avere un partner stabile etc.), che presuppongono una chiara identità interiorizzata, sono per lui qualcosa di esterno e sostanzialmente di estraneo a cui deve adattarsi, di cui deve dimostrarsi capace, ma che in effetti non gli appartengono e, quindi, non possono essere mantenuti adeguatamente nel tempo.

  • Anche valori simpatetici quali la fedeltà, l’affidabilità e la lealtà gli sono estranei e tutt’al più ostentati e rap-presentati conformisticamente.
  • L’assenza di una progettualità solida e a lungo termine rende la temporalità di questi soggetti sempre provvisoria.
  • L’ambiguo prende tempo, guadagna tempo, è un temporeggiatore in ognuna delle sue relazioni.

La temporalità evolutiva non esiste per lui, abituato piuttosto a “transitare” da una “situazione” (piuttosto che da una relazione) ad un’altra semplicemente per i maggiori benefici che gli sembra possa trarne. Per questo gli unici momenti temporali definiti di una relazione di questo genere sono l’inizio e la fine.

Il partner dell’ambiguo, allorché la relazione viene chiusa, spesso inaspettatamente e improvvisamente a causa dello svelamento dell’ambiguità, si rende conto, una volta elaborata la delusione legata alle proprie istanze proiettive, di essere stato oggetto di una doppia predazione: da un lato di essere stato deprivato di tempo (il tempo non evolutivo, il tempo non veramente condivisdo progettualmente non è vero tempo), di amore, di energie, di impegno, dall’altro di diversi confrontare con il vuoto generato dalla mancanza delle cose che l’altro non gli ha mai effettivamente dato.

Per questo le reazioni acute alla rottura di un rapporto con soggetti di questo tipo assumono più o meno marcate connotazioni paranoicali, e gli affetti positivi assumono tonalità del tutto antitetiche (l’amore diviene odio, l’idealizzazione disprezzo e così via).

  1. Poiché non può mai legarsi davvero profondamente a niente e, soprattutto, a nessuno, paradossalmente non può neppure mai distaccarsene de-finitivamente, per cui, oltre a rendersi disponibile per ricongiungimenti e riprese del tutto imprevedibili di un rapporto in precedenza distrutto, si stupisce di non poter restare in buoni rapporti con gli ex partners dopo aver determinato la rottura: la fusione ed il sincretismo, nel senso di Bleger3, sembrano mantenersi eternamente, almeno a livello inconscio.
  2. L’ambiguo, ovvero, l’uomo senza proprietà
  3. Ulrich, il protagonista de” L’uomo senza qualità” (Der Man ohne Eigenshaft) di Robert Musil13, che acutamente Tatossian19 traduce “senza proprietà”, che molti intellettuali hanno assunto a prototipo dell’uomo del novecento, è invece un ottimo esempio di un soggetto la cui sostanziale dis-identità impedisce di assumere un qualsivoglia ruolo sociale, di interiorizzarlo, di farlo proprio e, nello stesso tempo, di instaurare relazioni affettive profonde e reali, eccetto forse quella regressiva e simbiotica, atemporale, con la sorella Agathe.

Questoa generale disturbo dell’identità e della capacità di comportarsi secondo modalità emotivo-affettivo-cognitive differenziate fa sì che questi soggetti, rigorosamente parlando, non vivano (non abbiano cioè dei vissuti chiari e intenzionali) quanto agiscano (aggirino cioè il confronto con la realtà, eludano la riflessione su un determinato problema imboccando strade alternative meno problematiche); si gettano cioè nella realtà come se essa potesse chiarire la loro”vera” dimensione interna, cioè stabilire ruoli ed identità chiari e autentici.

Tuttavia nessuna identità può essere fondata su un agito, che di regola crea soltanto un’altra “fusione granulare”3 (pp.227 e sgg.): l’ambiguo può avere solo un'”identità apparente” e temporanea, rapporti transitori e irresoluti. L‘ambiguo insomma è vincolato a ruoli fittizi perché non ne ha alcuno autentico, almeno in un qualsiasi contesto sociale e interpersonale che implichi distinzioni e differenziazioni gerarchiche e di ruolo.

In questo senso possono presentare sfumature simili ai soggetti psicotici, col loro caratteristico, strutturale deficit di identità di ruolo7 ed in effetti per essi si è anche parlato di “personalità psicotiche”3, benché i loro radicali psicotici siano per lungo tempo resi inapparenti dal loro mimetismo imitativo.

Le personalità con marcati tratti di indefinizione e ambiguità possono essere estremamente affascinanti o, meglio, fascinanti, esercitanti fascinazione, perché sono recettori eccezionali di idealizzazioni e aspettative prima di trasformarsi in un telone totalmente bianco su cui proiettare tutte le delusioni di chi ne aveva subito il fascino discreto, mimetizzato, non appariscente.

Spesso il loro corpo, soprattutto se attraente o prestante, è lo strumento utilizzato per instaurare i rapporti parassitari di cui necessitano, e quindi in un certo senso il loro unico riferimento identitario. Accogliendo e riflettendo le proiezioni dei partner instaurano apparentemente e precocemente una simbiosi.

Chi li ama dà loro una identità, loro restituiscono i suoi sogni. Non c’è però un vero rapporto al di fuori del giuoco delle proiezioni e della loro riflessione. La vita con un ambiguo può inizialmente affascinare, inizialmente è assente la noia grazie alla sua plasmabilità, La dimensione interpersonale è costruita più sul bisogno che sulla scelta.

La dipendenza è centrale perché “dovuta “, in una sorta di narcisismo rovesciato che presto si ricentra sulla sua persona. Questo si rende evidente quando si chiede all’ambiguo di prendere posizione relativamente a qualcosa di comune. L’ambiguo infatti non sceglie, “si lascia” scegliere senza critica né valutazioni e principi di ordine etico (sono fondamentalmente amorali).

  • Gli manca un “super-Io” che sostenga validi e adattativi sentimenti di colpa, non meramente convenzionali e formali.
  • Deve infatti conservare solamente la sua apparenza, perché è tutto ciò che ha.
  • Questi soggetti sono insomma dei depositari dei problemi o dei desideri del partner, la loro indeterminatezza è un terreno su cui sembra attecchire qualsiasi pianta, assumono la forma che egli vuole, ma non esistono senza le sue proiezioni se non come individui privi di una reale identità.

Questo fa sì che diventino facili prede di partner particolari, e soggetti di relazioni strutturalmente perverse con forti sfumature sadomasochistiche5. Paradossalmente affermano la loro esistenza solo quando rompono improvvisamente un rapporto lasciando l’altro di stucco, preda del temporaneo vissuto di essere lui stesso “niente”.

Si realizza così un rovesciamento della posizione strutturale iniziale del rapporto. La capacità di abbandonare il partner quasi senza alcuna sofferenza è l’unico potere dell’ambiguo, che egli può esercitare nel momento in cui inverte il rapporto di dipendenza. Tuttavia questo suo potere è, in ultima analisi, puramente distruttivo sul piano relazionale, e di fatto la vita di questi soggetti testimonia della incapacità di costruire relazioni stabili e costanti, senza che siano presenti la drammaticità inerente all’instabilità istrionico/borderline o la sofferenza autoespiativa del narcisista maligno.

Alla fine i soggetti ambigui, non avendo una reale identità, non hanno neppure una vera autobiografia, non sono in grado di raccontarsi come non sono in grado di rappresentarsi. Citando Liotti11, manca in loro la “dimensione interpersonale della coscienza”, poiché questa si struttura attraverso un complesso processo di mentalizzazione che elabora un reale, complesso e introiettato rispecchiamento con l’altro.

Le difese contro l’ambiguità La persona ambigua è pericolosa, non tanto perché sia cattiva, quanto per i processi mentali che attiva nel partner, che deluderà/distruggerà più o meno lentamente, comunque inesorabilmente. Il primo passo che deve effettuare il partner di una persona ambigua è riconoscerla come tale, attraverso un percorso spesso lungo e difficile di eliminazione della propria fiducia a priori verso l’apparenza della realtà che viene inscenata dall’ambiguo, e delle relative proiezioni idealizzanti: i primi indizi sono atti mancati, contraddizioni inspiegabili, la sensazione di qualcosa di misterioso nei loro comportamenti, l’impossibilità di decidere e prendere una posizione chiara in una situazione dualmente condivisa e dagli atteggiamenti che rendono perplessi e avviano il percorso di decifrazione dietro la mascheratura mimetica e formale del comportamento “normale” o “come se”.

In questa fase vengono bruciate le tradizionali difese di fronte ad ogni “delusione” non ancora pienamente percepita, quali la rimozione, la repressione e il diniego, che sono convogliate obbligatoriamente verso un tentativo di scissione dell’ambiguità effettuabile solo dalla sua intolleranza10, cioè dall’ambivalenza.

  • Il partner dell’ambiguo diventa ambivalente per forzare l’altro ad un chiarimento, per comprendere la realtà effettiva del legame, oppure, al contrario, la sua deficitarietà.
  • L’ambivalenza, come si vedrà nel capitolo successivo (Fenomenologia delle relazioni ambivalenti), può declinarsi in stati d’ansia, di momentanea depressione, tensione, aggressività ed anche violenza.

Il fallimento di ogni possibile chiarimento di fronte a personalità completamente pervase da atteggiamenti ambigui porta alla decisione del partner di separarsi da lui; tuttavia, per l’assenza di una relazione mentalizzata chiara e definita nell’ambiguo, per molto tempo il partner resta prigioniero di un’oscillazione confusa tra sentimenti antitetici, tra il desiderio di disfarsi di lui e quella di riaverlo nel suo splendore idealizzato.

Il lungo processo di elaborazione della separazione dall’ambiguo alla fine deve risolversi nella sua eliminazione dal proprio spazio mentale, per l’impossibilità dell’ambivalenza di essere tollerata e tollerabile oltre un certo periodo6. Da parte sua l’ambiguo, nella sua cronica lotta per allontanare sé e l’altro dalla verità, per depistarlo9, non può tollerare di essere svelato; in tal caso ha solo due possibilità, quella di fuggire da una relazione, oppure/ovvero di sopprimere l’altro in quanto testimone dei suoi deficit reali che si mascherano dietro l’apparenza.

In essenza la separazione dall’ambiguo può avvenire solo attraverso un reciproco processo di nientificazione: il partner “più sano” deve “far tornare ad essere niente” il partner ambiguo, ritirando le proprie proiezioni idealizzanti; quest’ultimo deve invece, sottraendosi al rapporto, “sopprimere il testimone” dei suoi deficit e così, almeno temporaneamente, salvarsi.

Se la separazione risulta tuttavia “praticamente impraticabile” (per fattori extra-relazionali e contingenti, come la condivisione di spazi abitativi, interessi comuni etc.), l’e unicahe difesae disponibilei è sono l’ambiguità secondaria (divenire ambigui per non essere ulteriormente parassitati e contaminati dalle strategie ambigue primarie dell’altro),.

oppure l’eliminazione dell’altro dal proprio spazio mentalecon i modi che saranno descritti nel successivo capitolo (Fenomenologie delle relazioni ambigue). In questo modo l’ambiguità ha in sé un potenziale infettivo e inflattivo, per cui chiunque ne sia venuto in contatto e ne sia stato contaminato, ne ha appreso in una certa misura le potenzialità distruttive basiche, inapparenti, sotterranee, furtive, di cui all’occorrenza, può farsi parte attiva.

Criteri tipologico-strutturali Cercando di stabilire quindi dei criteri descrittivi per la definzione di una personalità più o meno pervasivamente ambigua, che spesso nella pratica clinica si colloca in un crocevia diagnostico in cui convivono le patologie del falso sé, il mimetismo e la manipolatività istrionici, la diffusione dell’identità e l’instabilità affettiva dei borderline, la necessità di continua approvazione e gratificazione del narcisista, il ritiro e la segretezza schizoide, la diffidenza e l’ipersensibilità del paranoide, le strategie passivo-aggressive, senza soddisfare gli altri criteri di ciascuno dei corrispondenti disturbi di personalità2, si può definire il “tipo puro” dell’ambiguo come un soggetto che : 1) non ha sentimenti profondi ed ha una scarsa capacità di differenziare quelli di amore e odio; questo rende i suoi attaccamenti superficiali, precari, instabili.

Tuttavia dissimula mimeticamente la sua ambivalenza per aderire formalmente ad una determinata situazione che fornisce gratificazioni e vantaggi per lo più inconsci, in particolare rassicurazione e protezione. Di fatto la sua affettività è alquanto piatta e tende all’indifferenza; è sostanzialmente conformista e non idealista, nel senso che non agisce mai mosso da un ideale o da una presa di posizione etica importante.

E’ il partner dell’ambiguo ad operare scissioni ambivalenti e a “sentire per lui” affetti differenziati proiettandoglieli, a sollecitare il suo affetto, a cercare spiegazioni e giustificazioni del suo comportamento che lui percepisce esclusivamente come ovvio e naturale, ragionevole e concreto; 2) il suo modo di funzionare è costante a lungo termine, anche se temporaneamente il suo mimetismo impedisce all’osservatore di rendersene conto perché consente un adattamento formale ineccepibile alle situazioni presenti e fa di lui un partner ed un collaboratore apparentemente ideale; 3) non entra in contatto empatico profondo con gli altri.

Non ha la capacità di donarsi all’altro, di impegnarsi per l’altro, di provare amore profondo e gratitudine; prende molto più di quello che dà senza rendersene conto, né provare rimorsi o colpa. Per questo rischia di scompensarsi soltanto quando dovrebbe modificarsi mediante un riconoscimento dei bisogni profondi dell’altro, ma la percezione della necessità di cambiare, di porre in giuoco i propri difetti, attiva sentimenti persecutori inconsci che vengono percepiti come timore di impazzire o come paura del potere del partner, percepito avvertito come sovrastante, e quindi minaccioso e nemico; per questo il mantenimento di una relazione stabile profonda finisce per costituire una minaccia per la sua precaria e provvisoria identità ed essere percepito come distruttivo.4) soffre solo quando si rende conto di non poter emulare le capacità del partner; questa percezione di incapacità scatena un’invidia profonda e non mentalizzata che lo spinge alla nientificazione del termine di paragone, cioè l’altro, che viene “ucciso” attraverso abbandoni improvvisi.

Può quindi ferire profondamente, in particolare ignorando o distruggendo senza rendersene conto la dolcezza degli altri nei suoi confronti; questo aspetto deficitario si manifesta quando viene meno il suo adattamento mimetico e formale, con atti impulsivi la cui inopportunità o crudeltà non viene percepita ed anzi tende ad essere giustificata.5) non ha una memoria affettiva persistente; questo gli consente di transitare rapidamente da una relazione o da una situazione ad un’altra senza particolare sofferenza, e di non sviluppare angosce di perdita, rimorsi, vissuti di colpa.

* Testo modificato della relazione presentata IX Conferenza internazionale sulla conservazione e la preservazione: i beni immateriali. Aula Magna Rettorato, Università di Firenze, 9/12/2004

Come capire se una ragazza sta solo giocando?

Domanda di: Alberto Ferri | Ultimo aggiornamento: 19 marzo 2023 Valutazione: 4.1/5 ( 6 voti ) Se comincia a comportarsi in modo strano o smette di parlarti, probabilmente pensa a un altro ragazzo e non si sente a suo agio. Se invece continua a comportarsi esattamente come faceva prima, forse sta semplicemente giocando con te.

Come capire se una ragazza dice bugie?

La posizione della testa – Tendenzialmente i bugiardi sono inclini a movimenti improvvisi della testa quando fai loro una domanda diretta. La testa verrà ritratta o tirata indietro, abbassata, inclinata o inclinata di lato, spesso proprio prima di rispondere ad una domanda imbarazzante o troppo diretta.

Come capire se una persona mente guardando gli occhi?

1.Movimenti degli occhi – Osservare lo sguardo della persona che ci sta di fronte è importante per capire se ci sta mentendo. Se le pupille vanno velocemente a destra e a sinistra, potrebbe significare che ci sta dicendo una bugia. Solitamente infatti, chi mente evita il contatto visivo, anche se bisogna stare attenti: chi è abituato a mentire, impara a guardare negli occhi per sembrare sincero.

  • Ci sono però dei movimenti che non sempre si possono contenere: solitamente noi battiamo le ciglia circa 5 volte al minuto, se invece siamo sotto stress, potrebbero sbattere 5 o 6 volte consecutivamente.
  • Altro modo per smascherare il bugiardo dallo sguardo è chiedergli di ricordare una cosa: se guarderà a sinistra, vuol dire che sta evocando un ricordo, mentre se guarda a destra è probabile che stia inventando una risposta.

Per i mancini vale l’inverso. Sappiamo che il linguaggio del corpo è importante per smascherare i provetti pinocchio, spesso infatti le persone si agitano mentre inventano bugie. Bisogna però fare attenzione anche all’altro estremo: le persone che restano immobili: ciò potrebbe essere il segno della primitiva lotta neurologica, al posto della fuga.

Quando un uomo ti fa capire che gli piaci?

Valuta qual è il suo atteggiamento nei tuoi confronti – Anche le posizioni che assume sono indicative dei suoi pensieri. Occuperà più spazio intorno a sé per mostrarsi affascinante; le sue gambe ed i suoi piedi punteranno verso di te se ha interesse nei tuoi confronti; i suoi gesti e le sue posizioni saranno simili alle tue, perché quando c’è interesse si tende ad emulare.

Gli atteggiamenti sono un altro elemento di valutazione per capire se gli piaci, soprattutto se siete al primo appuntamento. Se, in tua presenza, interagisce di più con i suoi amici è per farsi notare, quindi gli piaci; se ti cammina accanto seguendo il tuo passo, sei al centro della sua attenzione; se cerca il contatto fisico, anche sfiorandoti casualmente, mostra interesse.

Se poi ti presta una giacca o un maglione con una qualsiasi scusa è sicuramente interessato e così facendo cerca di passarti il suo odore che è fondamentale nella chimica tra due persone.

Adblock
detector