L’angolo della scuola – Ciao! Il ‘perché’ può avere diversi valori a seconda del contesto. Si tratta di un avverbio interrogativo quando introduce una domanda (perché non hai studiato?); si tratta di una congiunzione subordinante quando introduce una subordinata (non capisco perché tu non abbia studiato); si tratta di un sostantivo quando è sinonimo di ‘motivo’ (non ne capisco il perché!); si tratta di pronome relativo quando è sinonimo di ‘per cui’ (non c’è motivo perché tu debba dubitare di me).
#16496 Questa domanda #22779 del 07/04/2020 inviata da Tommaso Maria
Che cosa è perche in analisi grammaticale?
perché in Vocabolario perche perché avv. e cong. – Grammaticalmente, oltre alle funzioni di avverbio interrogativo e di congiunzione, che sono le più frequenti, può avere quella di pronome relativo in alcuni usi ant. nei quali corrisponde a un per cui ( per il quale, per la quale ).
- Sotto l’aspetto semantico, esprime per lo più rapporti causali o finali; nell’uso ant.
- Ebbe anche valore concessivo.1.
- Come avv., in proposizioni interrogative dirette o indirette, serve a chiedere la causa, il motivo per cui si verifica o non si verifica un dato fatto, o anche lo scopo per cui si fa o non si fa qualche cosa, non essendo sempre evidente la distinzione tra il sign.
causale e il finale.a. In interrogazioni dirette: p, ti sei comportato così male? ; p. non siete venuti alla festa? ; p, corri? ; p, ti sei messo il cappello? Talvolta seguito da un infinito: p, tormentarsi inutilmente? ; p, telefonargli?, non è meglio scrivergli? ; p,
salire a piedi quando c’è l’ascensore? Si usa anche ellitticamente quando l’intera domanda è implicita in ciò che è detto prima: «Oggi non ho intenzione di uscire di casa» «Perché?» ; non hai risposto alla mia domanda: perché? Talvolta viene fatto precedere dalla cong. e o da un o o da un ma, per dare all’interrogazione un tono di maggiore vivacità: e perché,
? ; o perché, ? ; ma perché, ? ; opp. è rafforzato con mai, quasi a indicare stupore o esprimere comunque reazione o opposizione a quanto altri ha detto o fatto: p, mai sei venuto così tardi? ; p, mai dovrei offendermi? ; in altri casi è seguito dalla negazione non, spec.
- Quando la domanda vuol essere un invito a fare qualche cosa: P,
- Non scendi? p,
- Non ristai? (Carducci); p,
- Non ti fermi a cena con noi? b.
- In interrogazioni indirette: vorrei sapere p,
- Hai abbandonato il tuo posto ; rafforzato con mai : non capisco p,
- Mai agisce in questo modo ; spiegami p,
- Mai te ne sei andato ; talvolta con il verbo al cong.: mi chiedo p,
tu sia stato zitto, Anche usato ellitticamente: sembrava preoccupato, ma non ci disse p,; si sentiva a disagio senza sapere p,; accettò la punizione, senza chiedersi perché (cfr., al n.7, l’uso sostantivato con articolo).2.a. Come congiunzione con valore causale, per introdurre una proposizione secondaria (con il verbo all’indicativo): sono in collera con te, p,
non hai risposto alla mia lettera ; ho con me l’ombrello, p, quando sono uscito di casa il tempo era minaccioso ; spesso in risposta a una domanda: «Perché sei così in ritardo?» «Perché sono stato trattenuto in ufficio»,P, sì, p, no, forme, poco garbate, a volte usate nelle risposte, o piuttosto per eludere una risposta; p,
due non fa tre, per significare che non si intende dare alcuna spiegazione.b. Nell’uso letter., con valore simile a poiché e siccome, può introdurre l’enunciazione di una causa già nota, premessa alla proposizione in cui si esprime la conseguenza (questa introdotta talvolta da perciò o da così ): p,
S’era molto parlato del fatto ( così, o perciò ) credevo che anche tu ne fossi al corrente ; P, la vita è breve, E l’ingegno paventa a l’alta impresa, Né di lui né di lei molto mi fido (Petrarca).3. Sempre con valore causale, ma in funzione di pronome relativo, come equivalente di per cui ( per il quale, per la quale ): vi dirò la ragione p,
la penso diversamente ; non c’era un motivo p, se ne andasse così all’improvviso, Frequente in edizioni di testi ant., e rara nell’uso mod., la grafia divisa ( per che ): mansuetamente cominciò a voler riscuotere e fare quello per che andato v’era (Boccaccio); anche con valore neutro, nel sign.
di «per la qual cosa» (= e perciò): Poi, come più e più verso noi venne, più chiaro appariva: Per che l’occhio da presso nol sostenne (Dante). In qualità di nesso relativo all’inizio di periodo, non com., anche per il che, per lo che, e, con trasposizione dell’articolo, il perché : la nostra religione ha pochissimo di quello che somigliando all’illusione è ottimo alla poesia: il perché bisogna ricorrere alle tradizioni, leggende e superstizioni (Carducci).4.
Come congiunzione con valore finale, per introdurre una prop. secondaria (sempre col verbo al congiuntivo), con valore analogo ad affinché, di cui però è meno pesante e quindi più com. nell’uso corrente: lo correggo p, faccia meglio un’altra volta ; gli scrissi p,
si ricordasse della promessa fattami,5. Nell’uso ant. o letter., può avere valore concessivo, con sign. simile a sebbene, per quanto e sim.: P, le nostre genti Pace sotto le bianche ali raccolga, Non fien da’ lacci sciolte Dell’antico sopor l’itale menti (Leopardi). Talvolta come equivalente di che dichiarativo, con valore concessivo o ipotetico più o meno avvertibile: e voi non gravi Perch’io un poco a ragionar m’inveschi (Dante); Né gli giova a sanar sue piaghe acerbe, P,
conosca la virtù dell’erbe (Poliziano).6. In correlazione con troppo, acquista valore consecutivo: è troppo furbo perché lo si possa ingannare,7. Con funzione di s.m., la causa, il motivo, lo scopo: chi domanda il nome dell’ospite sconosciuta, e il come e il p,
Manzoni); domandarsi, conoscere il p, delle cose ; se ha agito così, vuol dire che aveva il suo p, (o, più fam., il suo bravo p,); i p, sono molti e non tutti si possono dire ; l’ha fatto senza un p,; vuol sapere il p, (fam., il p, e il percome ); il libro del p, è molto grande (prov.). Gioco del p,, gioco di società in cui si deve rispondere a una serie incalzante di domande senza ripetere la parola perché con cui ogni domanda è introdotta.
: perché in Vocabolario
Quando perché è avverbio?
Sinonimi di PERCHÉ in italiano – Partiamo subito dalle basi: “perché” è un avverbio interrogativo (usato nelle domande) e una congiunzione (usata nelle subordinate), che di norma esprime rapporti causali o finali. In altre parole, la parola “perché” viene usata per chiedere o per spiegare la causa o lo scopo di qualcosa.
Perché come congiunzione?
POICHÉ: significato e usi – Giungiamo così alla seconda parola di oggi: POICHÉ ! Fondamentalmente POICHÉ può essere considerato un sinonimo più formale di PERCHÉ, ma fate attenzione: – innanzitutto, POICHÉ non può assumere valore finale come PERCHÉ; – inoltre, POICHÉ può essere usato all’inizio della frase anche quando non rispondiamo a domande! Per esempio: Poiché ho fame, mangio.
Poiché non avevamo più cibo, ho fatto la spesa. Però, sottolineiamo, è più probabile che tu incontri POICHÉ solo nel linguaggio scritto, in quanto è raro che un italiano lo usi in contesti orali, specialmente se informali. Infatti, quando si deve inserire una congiunzione causale nel mezzo della frase, preferiamo PERCHÉ,
Se ci serve all’inizio della frase, invece, preferiamo sostituire POICHÉ con altre espressioni, come SICCOME, DATO CHE, VISTO CHE, DAL MOMENTO CHE, tutte seguite dall’indicativo. Per esempio: Dato che ho fame, mangio. Dal momento che piove, prenderò l’ombrello.
Quando il che è un pronome relativo?
Il pronome relativo: cos’è e come si usa Pronomi relativi variabili ed invariabili I pronomi relativi hanno la funzione di mettere in relazione tra di loro le frase, collegando una proposizione reggente con una subordinata ; il pronome cioè sostituisce nella frase relativa un sostantivo (o un altro pronome o un’intera frase) presente nel periodo reggente, ricoprendo anche una specifica funzione logica,
Pronomi relativi invariabili | Pronomi relativi variabili | |
Soggetto | Che 2 | Il quale, la quale, i quali, le quali |
Complemento | Cui | Del quale, al quale, per il quale ecc. ecc. |
Le caratteristiche dei pronomi relativi – Che : è un pronome invariabile per genere e numero, e può svolgere, riferendosi a persona, cosa o animale, la funzione di soggetto o di complemento oggetto 3 : Soggetto: La ragazza che ha portato le lasagne è Manuela.
Complemento oggetto: La persona che ti presento è la nuova responsabile. – Cui : è un pronome invariabile che serve per diversi complementi indiretti (tra cui il complemento di specificazione, il complemento di termine, il complemento di causa e i complementi di luogo 4, e così via) all’interno delle subordinate; è quindi sempre introdotto da una preposizione semplice o articolata,
Ad esempio: Complemento di specificazione: Andrea, ti presento la ragazza di cui ti ho parlato. Complemento di termine 5 : La persona a cui ho consegnato i documenti è il segretario. Complemento di causa: Il motivo per cui ho preso questa decisione è il seguente.
Complemento di compagnia: Quello è il professore con cui ho discusso la tesi. – Il quale : insieme alle altre forme ( la quale, i quali, le quali ) è un pronome variabile e può venir usato come soggetto o come complemento oggetto, concordando in genere e numero con il termine cui si riferisce. In tal senso, questo pronome variabile è utile in tutti i casi in cui utilizzare che o cui potrebbe generare dei dubbi su ciò che stiamo dicendo.
Si veda la differenza: Il fratello di Sonia, che abita accanto a casa mia, ha comprato una nuova motocicletta. Il fratello di Sonia, il quale abita accanto a casa mia, ha comprato una nuova motocicletta. La sorella di Massimo, di cui ti ho parlato ieri, partirà per gli Stati Uniti.
La sorella di Massimo, della quale ti ho parlato ieri, partirà per gli Stati Uniti. I pronomi relativi misti Una categoria particolare dei pronomi relativi sono i cosiddetti pronomi misti o doppi, ovvero quelli formati da due pronomi differenti uniti in un’unica parola; i pronomi misti sono generati dall’unione di: – Un pronome dimostrativo e un pronome relativo,
– Un pronome indefinito e un pronome relativo, I pronomi relativi misti sono: – Chi : pronome invariabile che corrisponde a un pronome dimostrativo (“colui”, “colei” ecc.) e un pronome relativo (“che”): Chi ti ha comprato quegli orecchini, non ha nessun gusto.
- Chiunque : pronome invariabile che nasce dall’unone di un pronome indefinito e di un pronome relativo; significa “qualunque persona che”: Chiunque abbia parlato così bene avrà il mio voto.
- Quanto : pronome invariabile, equivalente a “ciò che”, che corrisponde a un pronome dimostrativo e un pronome relativo: Quanto dici è giusto.
– Quanti, quante : equivale a “tutti quelli che”, “tutte quelle che” ed è foramto da un proneme dimostrativo e da un pronome relativo: Parteciperanno alla lotteria quanti si iscriveranno.
Quando è una congiunzione?
Le congiunzioni subordinanti si dividono in causali (poiché, perché, siccome,), temporali (quando, mentre, appena,), finali(affinché, perché, che,), dichiarative (che, come,), condizionali (se, purché, qualora,), avversative (mentre, quando, laddove,), consecutive (cosicché, sicché, al punto che,),
Perché che aggettivo è?
AVVERBIO INTERROGATIVO o ESCLAMATIVO : quando introduce una domanda o una affermazione. Esempi: Perchè non hai studiato?
Perché Perchè?
Si scrive perché o perchè? – L’avverbio perché si deve utilizzare quando dobbiamo porre una domanda a qualcuno, per chiedergli qualcosa, oppure il motivo di una cosa o il suo scopo. Gli errori nell’uso dell’avverbio perché sono tanti purtroppo, molte persone quindi scrivono talvolta il perché non nella sua corretta forma, ma talvolta anche con l’apostrofo, quindi perche’ o anche con l’accento sbagliato in questo modo: perchè.
Come capire se è avverbio o congiunzione?
Esse sono congiunzioni quando collegano elementi diversi di una proposizione o una proposizione all’altra; avverbi quando modificano un verbo o le altre parti del discorso : Le rondini torneranno quando (congiunzione) arriverà la primavera. Quando (avverbio) partirai? Tra pochi giorni.
Quali sono gli avverbi di modo?
– Avverbi qualificativi o di modo: specificano la modalità con cui di un’azione, o aggiungono una sfumatura al significato del verbo, come ad esempio: bene, male, volentieri, lentamente, piano, forte, ecc. Ad esempio: Laura ha cantato bene; Vedo Davide volentieri.
Perché in funzione di nome?
Perché è un sostantivo? – Come può vedere, la parola ‘perché’, oltre che avverbio (significato A) e congiunzione (significato B), può anche essere un sostantivo maschile invariabile: vuol dire ‘motivo, causa, scopo, ragione’, oppure ‘interrogativo, incertezza, dubbio’.
Quando è una congiunzione subordinata?
In italiano le congiunzioni sono delle parti invariabili del discorso che ricoprono la funzione di congiungere fra loro più parole o più frasi. Il più classico degli esempi è rappresentato dalla congiunzione “e”. Franco e Giovanni camminano per il parco -> Senza la congiunzione, la frase non avrebbe senso. Le congiunzioni dunque indicano il legame logico tra le varie componenti che formano la frase o il discorso. Esse possono essere classificate o in base alla loro forma o in base al ruolo comunicativo. I TIPI DI CONGIUNZIONE Se vogliamo classificare le congiunzioni in base alla forme, esse si dividono in semplici, composte o locuzioni congiuntive,
SEMPLICI: sono formate da una sola parola ( e, né, se, ma, anzi, come, però ecc.). Es: Ho fame però devo aspettare l’ora di cena. COMPOSTE: sono formate dall’unione di più parole (perciò, poiché, affinché, oppure ecc.). Es: Giada studiò per ore poiché l’esame era molto importante, LOCUZIONI CONGIUNTIVE: sono più parole che formano una sola espressione che svolge la funzione di congiunzione ( anche se, al punto di, dal momento che, in modo da ecc.). Es: Silvia andò in palestra anche se non ne aveva molta voglia,
CONGIUNZIONI COORDINANTI E SUBORDINANTI Parlando delle funzioni delle congiunzioni, esse possono essere coordinanti o subordinanti in base al tipo di legame entro cui pongono la frase rispetto ad un’altra. CONGIUNZIONI COORDINANTI Collegano due parti del discorso che si trovano sullo stesso piano logico, cioè che hanno la stessa “importanza” sintattica.
COPULATIVE: ricoprono la funzione di collegamento, Possono essere positive (e, anche, e anche, pure, inoltre.) o negative (né, neppure, neanche, nemmeno.) AVVERSATIVE: esprimono contrapposizione (ma, anzi, tuttavia, invece, però, eppure.) DISGIUNTIVE: hanno la funzione di offrire un’alternativa (o, oppure, altrimenti.) ESPLICATIVE O DICHIARATIVE: hanno la funzione di spiegare la parte del discorso cui fa riferimento (cioè, infatti, ossia.) CONCLUSIVE: svolgono la funzione di esprimere una conseguenza (perciò, pertanto, dunque, quindi,) CORRELATIVE: ricoprono la funzione di indicare una corrispondenza tra due elementi (non solo.ma anche; sia.sia; sia.che; o.o).
CONGIUNZIONI SUBORDINANTI Collegano due frasi un cui una dipende dall’altra (quindi le è subordinata). Possono essere:
DICHIARATIVE: come, che, cioè. Es: Il testimone affermava che l’uomo era innocente CAUSALI: perché, poiché, dal momento che, siccome, in quanto ecc. Es: Bevo perché ho sete CONCESSIVE: benché, sebbene, anche se. Es: Continuai a lavorare nonostante la grande fatica FINALI: affinché, per, perché ecc. Es: Piero si allenò per vincere la gara TEMPORALI: quando, prima, mentre, dopo, finché ecc. Es: Prima della tempesta c’era molta calma CONDIZIONALI: se, purché, qualora ecc. Es: La maestra ha detto che mi promuoverà a condizione che mi metta a studiare seriamente CONSECUTIVE: così.che, tanto. che, ecc. Giulia era così nervosa che fece cadere i libri dal banco, LIMITATIVE: a meno che, eccetto che, per quanto, salvo che ecc. Possiamo stare qui per un po’ a meno che non dobbiate scappare subito. MODALI: come, come se ecc. La classe si zittì come se qualcuno avesse dato un comando severo, COMPARATIVE: tanto.quanto, più.che, così.come, peggio.che Marco non studia così seriamente come Anna AVVERSATIVE: mentre, quando ecc. Dario continua ad abbuffarsi mentre dovrebbe stare attento ai grassi ESCLUSIVE: senza, senza che ecc. Arrivò senza nemmeno salutare ECCETTUATIVE: salvo che, fuorché, eccetto che. In spiaggia si scottarono tutti fuorché quelli che avevano messo la crema solare RELATIVE: il quale, la quale, cui, che ecc. Aprì la porta all’idraulico, il quale si mise subito al lavoro INTERROGATIVE INDIRETTE: se, come, quando ecc. Mi chiedo se mai riuscirò a laurearmi
Continua a ripassare! VERBI RIFLESSIVI VERBI ATTIVI E PASSIVI IL PARTICIPIO IL VERBO ESSERE
Perché congiunzione Subordinante?
Le congiunzioni subordinanti si dividono in vari tipi: – dichiarative: che, come. – causali: perché, poiché, giacché, siccome, dato che, visto che, ecc.
Qual’è il pronome personale?
Gli usi e le funzioni dei pronomi personali I pronomi personali soggetto e complemento svolgono una funzione molto importante nella frase: essi infatti indicano le persone, cose, animali o entità astratte che entrano in ciò che vogliamo comunicare. In tal senso, i pronomi indicano la funzione logica che persone, animali o cose svolgono nella frase come soggetti dell’azione espressa dal verbo oppure come complementi del predicato stesso.
Pronomi personali soggetto | Pronomi personali complemento | |
Prima persona singolare | io | Forma tonica: me Forma atona: mi |
Seconda persona singolare | tu | Forma tonica: te Forma atona: ti |
Terza persona singolare | Maschile: egli, lui, esso Femminile: ella, lei, essa | Forma tonica: lui, sé, ciò (masch.); lei, sé (femm.) Forma atona: lo, gli, ne, si (masch.); la, le, ne, si (femm.) |
Prima persona plurale | noi | Forma tonica: noi Forma atona: ci |
Seconda persona plurale | voi | Forma tonica: voi Forma atona: vi |
Terza persona plurale | Maschile: essi, loro Femminile: esse, loro | Forma tonica: essi, loro, sé (masch.); esse, loro, sé (femm.) Forma atona: li, ne, si (masch.); le, ne, si (femm.) |
Una categoria particolare è quella dei pronomi riflessivi mi, ti, ci, si, vi, sé, La differenza tra i pronomi soggetto e complemento Il pronome personale soggetto Il pronome personale soggetto è quello che usiamo per indicare chi parla (pronome di prima persona singolare o plurale: io/noi), chi ascolta (pronome di seconda persona singolare o plurale: tu/voi) o ciò di cui si parla (pronomi di terza persona singolare o plurale: egli/lui/esso, ella/lei/essa, noi, voi, essi/loro, esse/loro ).
- Notiamo che i pronomi della prima e della seconda persona, sia singolare che plurale, sono invariabili, mentre la terza persona singolare e plurale ha forme diverse al maschile e al femminile,
- Egli ed ella sono utilizzati in riferimento a persona, esso ed essa in riferimento a cose, animali ed entità astratte.
Particolarità dei pronomi personali soggetto Nella lingua italiana, il soggetto non deve essere necessariamente espresso ; nella maggior parte dei casi, infatti, la desinenza del verbo ci permette di capire facilmente chi sta parlando. Così, si può dire sia ” io ho caldo” che semplicemente “ho caldo” senza pregiudicare la comunicazione; il soggetto va invece espresso esplicitamente in alcuni casi specifici : – Quando la forma del verbo è identica per più persone, e non permette quindi di “decifrare” quale sia il soggetto sottointeso (come nel caso del congiuntivo presente : “Credi che io dica il falso?” che è ben diverso da “Credi che lui dica il falso?”); – Quando si vuol dare una particolare enfasi al soggetto della frase: “Questo l’ho fatto io !”; – Quando i pronomi sono rafforzati con l’uso di stesso : ” io stesso”, ” tu stesso”; – Quando il soggetto della frase è seguito da un verbo all’infinito (“Io, lodare una persona del genere è impossibile!”), da un aggettivo (“Tu, famoso per i tuoi studi”) o da una apposizione (“Egli, in qualità di medico, intervenne subito sul luogo dell’incidente”); In caso di elenchi di termini, in cui è importante distinguere bene i soggetti di ogni frase: ” Io vado al mare, tu vai in montagna, Matteo si fermerà al lago”.
Se poi la norma grammaticale prevede per il soggetto di terza persona singolare solo l’uso di egli o ella, va detto che nell’uso comune (la comunicazione orale, i testi scritti non formali e così via) è accettato anche l’uso di lui e lei (ad esempio: ” Lui mi ha detto che lei sarebbe uscita”), a volte esteso, con una connotazione affettiva, anche per animali (“Il mio gatto si chiama Luciano; lui è il mio migliore amico”).
Caso a parte è l’uso del pronome noi al posto del pronome di prima persona singolare nel cosiddetto plurale maiestatis (tipico dei discorsi ufficiali dei re o dei sovrani o dei testi poetici, come i Sepolcri di Foscolo, vv.145-146: ” A noi | morte apparecchi riposato albergo”).
I pronomi personali complemento I pronomi personali complemento possono invece assolvere a più funzioni logiche: – Quella di complemento oggetto (” Ti ascolto”, ” Lo chiamo immediatamente”); – Quella di complemento di termine (” Vi manderò un pacco”, ” Gli ho chiesto cosa avesse fatto ieri”); – Quella di complemento indiretto, insieme con le relative preposizioni (“Sono andato al mare con lei “, “Ci siamo dimenticati di lui “, “Abbiamo cenato molto volentieri da loro “).
I pronomi personali complemento si distinguono poi in forme forti (ovvero su cui cade un accento tonico: me, te, lui/lei/sé/ciò, noi, voi, essi/esse/loro/sé ) e forme deboli (ovvero sprovviste di accento tonico: mi, ti, lo / gli / ne / si, la / le / ne / si, ci, vi, li / ne / si, le / ne / si ), che sono anche dette particelle pronominali,
Le forme forti o toniche si usano: – Per dare un particolare risalto al pronome, quando esso svolge la funzione di complemento oggetto (“La giuria ha scelto me tra tutti i candidati”); – In combinazione con le preposizioni per dare luogo ai complementi indiretti (“Ci siamo recati da lui per parlare con loro “, “Hanno spedito questa lettera a me “, “Sono qui per noi “).
Si ricorre invece alle forme atone o deboli 1 : – Quando il pronome non è preceduto da preposizione; – Quando non c’è necessità di sottolineare o enfatizzare il ruolo del pronome come complemento oggetto o complemento di termine. Particolarità dei pronomi personali complemento Ci sono alcune particolarità dei pronomi personali complemento da tenere in considerazione per non sbagliare : – I pronomi complemento di terza persona singolare lui, lei, loro possono svolgere la funzione di complemento diretto o indiretto solo in riferimento a una persona diversa dal soggetto della frase; se invece c’è identità di soggetto, si usa il pronome sé : Paolo ha incontrato Giovanni e ha spiegato a lui il problema (cioè, a Giovanni); Giovanni riflette tra sé sul da farsi (cioè, con se stesso).
– Il pronome ne è una forma atona di terza persona, che può svolgere il ruolo di complemento indiretto (ad esempio, complemento di specificazione, complemento di argomento, complemento di moto da luogo figurato ): Dopo quella vacanza a Londra, Giacomo ne parla sempre; Ho visto quel film e ne ho ricevuto una pessima impressione.
I pronomi atoni mi, ti, si, gli, ci, vi possono combinarsi con gli altri pronomi lo, la, li, le, ne ed essere collocati prima del verbo (” Te lo spiegherò domani!”) oppure dopo il verbo (“Portate gliene un po’!”) se questo è cotituito da un infinito, un gerundio o un imperativo,
Non bisogna confondere gli e le come complementi di termine: la prima forma è maschile (“Finalmente ho visto Matteo e gli ho parlato”), mentre la seconda è femminile (“Finalmente ho visto Laura e le ho parlato””) I pronomi personali riflessivi C’è poi una terza categoria di pronomi personali: i riflessivi,
I pronomi personali riflessivi si usano con quella categoria di verbi, né attivi né passivi, in cui l’azione espressa dal predicato si riflette sul soggetto stesso che ha compiuto l’azione (“Gianni si lava”). I pronomi riflessivi sono: – Per la prima e seconda persona singolare e plurale : mi, ti, ci, vi (corrispondenti cioè alle forme atone dei pronomi complemento); – Per la terza persona singolare e plurale : si,
Quali sono i pronomi indefiniti esempi?
Aggettivi e pronomi: numerali, indefiniti e interrogativi – Esempio: Tre corridori stanno per raggiungere al traguardo, il quarto e il quinto hanno un minuto di ritardo sui primi. Tre accompagna il nome (corridori): è un aggettivo numerale. Quarto, quinto, primi sostituiscono il nome: sono perciò dei pronomi numerali.
Uno, tre, cinque, diciotto ecc. si chiamano aggettivi o pronomi numerali cardinali: essi indicano esattamente una quantità di cose, animali, persone. Primo, terzo, quinto, diciottesimo ecc. si chiamano aggettivi o pronomi numerali ordinali: essi indicano quale ordine occupano nella serie dei numeri le cose, animali, persone alle quali si riferiscono.
Esempio: A Ferragosto, in città ci sono poche persone: qualche straniero, qualche cittadino Molti sono andati in ferie. Poche, qualche sono aggettivi indefiniti; molti è un pronome indefinito. Si chiamano indefiniti, perché non precisano il numero. Aggettivi e pronomi indefiniti sono: poco, molto, troppo, tanto, parecchio, nessuno, uno (= un tale), ogni, alcuno, qualche, qualunque, qualsiasi.
Solo pronomi indefiniti sono invece: ognuno, qualcuno, chiunque, nulla, niente, qualcosa. Esempio: Chi bussa? Che cosa vuole costui? Quale preferisci? Quanto costa? Sono tutte domande, che sono sostenute da pronomi interrogativi: chi? che cosa? quale? quanto? Alcuni di questi pronomi interrogativi possono diventare anche aggettivi e perciò accompagnare un nome.
Es.: Che discorsi sono questi? = Quali discorsi; quanti soldi hai in tasca? Quale matita usi? Inserisci qui il titolo dell’appunto
Qual è un pronome dimostrativo?
Quali sono i pronomi dimostrativi – I pronomi dimostrativi sono i seguenti: Questo -> si usa vicino a chi parla; si riferisce alla prima persona. Codesto -> si utilizza lontano da chi parla e invece vicino a chi sta ascoltando; si riferisce in questo caso alla seconda persona. Quello -> Si utilizza quando si è lontano da chi sta parlando e da chi sta ascoltando; si riferisce alla terza persona. – Le forme flesse di questo risultano essere le seguenti: questo, questa, questi, questi e sono coincidenti con le forme tipiche dell’aggettivo dimostrativo. – Le forme flesse di codesto sono le seguenti: codesto, codesta, codesti, codeste e sono coincidenti anche in questo caso con le forme dell’aggettivo dimostrativo. – Le forme flesse di quello non sono coincidenti con quelle dell’aggettivo dimostrativo e sono le seguenti: quello, quelli, quella, quelle. Il pronome dimostrativo ha come caratteristica quella di prendere il posto del sostantivo. Quindi non accompagna un sostantivo, come invece avviene per l’aggettivo dimostrativo. Fanno parte della categoria dei pronomi dimostrativi anche questi: ciò, medesimo, stesso, costui, costei, tale, costoro, colui, colei, coloro.
Che tipo di congiunzione E però?
La congiunzione ma è una delle cosiddette congiunzioni coordinative (come e, o, oppure, né, cioè, infatti e così via) di tipo avversativo. Altre congiunzioni avversative sono però, appunto, tuttavia, nondimeno, eppure, anzi, piuttosto, bensì.
Quali sono gli avverbi esempio?
Altri tipi di avverbi – Avverbi di tempo Ancora, adesso, ora, mai, sempre, prima, dopo, ieri, oggi, domani, subito, presto, frequentemente, spesso. Avverbi di luogo lì, là, qui, qua, giù, su, laggiù, lassù, davanti, dietro, sopra, sotto, dentro, fuori, altrove, intorno, ci, vi.
Avverbi di affermazione o di certezza : Sì, esatto, certo, davvero, sicuro, appunto, proprio, affatto. Avverbi di negazione: no, non, né, neppure, neanche, nemmeno, per niente. Avverbi di dubbio o dubitativi: se, forse, magari, chissà, probabilmente, eventualmente.
Avverbi interrogativi ed esclamativi come, dove, quando, quanto, perché, ecc. Avverbi presentativi ecco, rieccoti, inoltre, ecc.
Perché aggettivo o avverbio?
Avverbio. perché hai mangiato le mele?
Qual è l’aggettivo qualificativo?
Aggettivo qualificativo – Wikipedia Questa voce o sezione sull’argomento grammatica o quelle presenti sono insufficienti, Puoi aggiungendo citazioni da secondo le, Questa voce o sezione sull’argomento linguistica non è ancora secondo gli, a migliorarla secondo le,
Quando è aggettivo?
Gli aggettivi – Gli aggettivi italiani si dividono in aggettivi qualificativi o aggettivi determinativi. Gli aggettivi qualificativi si dividono a loro volta in qualificativi di grado positivo ( esempi: bello, brutto, magroo, grasso ), qualificativi di grado comparativo di maggioranza( esempio: più buono di.), comparativo di minoranza ( esempio: meno buono di ), comparativi di uguaglianza ( buono come.), qualificativi di grado superlativo relativo (esempio: il più buono) e infine superlativi assoluti( esempio: buonissimo ).
Gli aggettivi determinativi si dividono invece in: possessivi ( mio, tuo,suo ), dimostrativi ( questo, questo, questi ), indefiniti ( alcuno, alcuna, certuno ), numerali cardinali ( uno, due, tre ), ordinali ( primo, secondo ), moltiplicativi ( triplo, doppio ), distributivi ( uno per volta, ogni tre ), frazionari ( un terzo, due terzi ), i collettivi ( coppia, centinaia ), gli interrogativi ( che? Quale? Quanto? ) e infine gli esclamativi ( che! Quale! Quanto ).
L’aggettivo è quella parte variabile del discorso che si aggiunge al nome per indicare una qualità o per determinarlo in modo più preciso. L’aggettivo concorda sempre nel genere e nel numero con il nome a cui si riferisce, Gli aggettivi qualificativi sono di tre gradi: positivo, comparativo e superlativo,
- L’aggettivo qualificativo di grado positivo quando esprime semplicemente una qualità. Es.
- Valentina è bella.
- L’aggettivo qualificativo è di grado comparativo quando esce esprime un confronto tra due termini, addetti primo e secondo termine di paragone, rispetto a una certa qualità.
- Come accade per i sostantivi (e per le altre parti del discorso variabili), gli aggettivi sono formati da una radice e da una desinenza; infatti, i qualificativi possono essere primitivi, derivati, alterati e composti.
A seconda del nome a cui si riferiscono, invece, assumono genere o numero diverso e modificano la propria desinenza. Tuttavia, molti di loro presentano un’unica forma e sono quindi invariabili.
Perché è perchè?
Da che parte va l’accento? Chiariamo subito qual è la risposta giusta alla nostra domanda: si scrive perché e non perchè ; l’accento da utilizzare è quello acuto o, a voler essere più grossolani e semplicisti, la e chiusa.
Qual’è il pronome personale?
Gli usi e le funzioni dei pronomi personali I pronomi personali soggetto e complemento svolgono una funzione molto importante nella frase: essi infatti indicano le persone, cose, animali o entità astratte che entrano in ciò che vogliamo comunicare. In tal senso, i pronomi indicano la funzione logica che persone, animali o cose svolgono nella frase come soggetti dell’azione espressa dal verbo oppure come complementi del predicato stesso.
Pronomi personali soggetto | Pronomi personali complemento | |
Prima persona singolare | io | Forma tonica: me Forma atona: mi |
Seconda persona singolare | tu | Forma tonica: te Forma atona: ti |
Terza persona singolare | Maschile: egli, lui, esso Femminile: ella, lei, essa | Forma tonica: lui, sé, ciò (masch.); lei, sé (femm.) Forma atona: lo, gli, ne, si (masch.); la, le, ne, si (femm.) |
Prima persona plurale | noi | Forma tonica: noi Forma atona: ci |
Seconda persona plurale | voi | Forma tonica: voi Forma atona: vi |
Terza persona plurale | Maschile: essi, loro Femminile: esse, loro | Forma tonica: essi, loro, sé (masch.); esse, loro, sé (femm.) Forma atona: li, ne, si (masch.); le, ne, si (femm.) |
Una categoria particolare è quella dei pronomi riflessivi mi, ti, ci, si, vi, sé, La differenza tra i pronomi soggetto e complemento Il pronome personale soggetto Il pronome personale soggetto è quello che usiamo per indicare chi parla (pronome di prima persona singolare o plurale: io/noi), chi ascolta (pronome di seconda persona singolare o plurale: tu/voi) o ciò di cui si parla (pronomi di terza persona singolare o plurale: egli/lui/esso, ella/lei/essa, noi, voi, essi/loro, esse/loro ).
Notiamo che i pronomi della prima e della seconda persona, sia singolare che plurale, sono invariabili, mentre la terza persona singolare e plurale ha forme diverse al maschile e al femminile, Egli ed ella sono utilizzati in riferimento a persona, esso ed essa in riferimento a cose, animali ed entità astratte.
Particolarità dei pronomi personali soggetto Nella lingua italiana, il soggetto non deve essere necessariamente espresso ; nella maggior parte dei casi, infatti, la desinenza del verbo ci permette di capire facilmente chi sta parlando. Così, si può dire sia ” io ho caldo” che semplicemente “ho caldo” senza pregiudicare la comunicazione; il soggetto va invece espresso esplicitamente in alcuni casi specifici : – Quando la forma del verbo è identica per più persone, e non permette quindi di “decifrare” quale sia il soggetto sottointeso (come nel caso del congiuntivo presente : “Credi che io dica il falso?” che è ben diverso da “Credi che lui dica il falso?”); – Quando si vuol dare una particolare enfasi al soggetto della frase: “Questo l’ho fatto io !”; – Quando i pronomi sono rafforzati con l’uso di stesso : ” io stesso”, ” tu stesso”; – Quando il soggetto della frase è seguito da un verbo all’infinito (“Io, lodare una persona del genere è impossibile!”), da un aggettivo (“Tu, famoso per i tuoi studi”) o da una apposizione (“Egli, in qualità di medico, intervenne subito sul luogo dell’incidente”); In caso di elenchi di termini, in cui è importante distinguere bene i soggetti di ogni frase: ” Io vado al mare, tu vai in montagna, Matteo si fermerà al lago”.
Se poi la norma grammaticale prevede per il soggetto di terza persona singolare solo l’uso di egli o ella, va detto che nell’uso comune (la comunicazione orale, i testi scritti non formali e così via) è accettato anche l’uso di lui e lei (ad esempio: ” Lui mi ha detto che lei sarebbe uscita”), a volte esteso, con una connotazione affettiva, anche per animali (“Il mio gatto si chiama Luciano; lui è il mio migliore amico”).
Caso a parte è l’uso del pronome noi al posto del pronome di prima persona singolare nel cosiddetto plurale maiestatis (tipico dei discorsi ufficiali dei re o dei sovrani o dei testi poetici, come i Sepolcri di Foscolo, vv.145-146: ” A noi | morte apparecchi riposato albergo”).
I pronomi personali complemento I pronomi personali complemento possono invece assolvere a più funzioni logiche: – Quella di complemento oggetto (” Ti ascolto”, ” Lo chiamo immediatamente”); – Quella di complemento di termine (” Vi manderò un pacco”, ” Gli ho chiesto cosa avesse fatto ieri”); – Quella di complemento indiretto, insieme con le relative preposizioni (“Sono andato al mare con lei “, “Ci siamo dimenticati di lui “, “Abbiamo cenato molto volentieri da loro “).
I pronomi personali complemento si distinguono poi in forme forti (ovvero su cui cade un accento tonico: me, te, lui/lei/sé/ciò, noi, voi, essi/esse/loro/sé ) e forme deboli (ovvero sprovviste di accento tonico: mi, ti, lo / gli / ne / si, la / le / ne / si, ci, vi, li / ne / si, le / ne / si ), che sono anche dette particelle pronominali,
Le forme forti o toniche si usano: – Per dare un particolare risalto al pronome, quando esso svolge la funzione di complemento oggetto (“La giuria ha scelto me tra tutti i candidati”); – In combinazione con le preposizioni per dare luogo ai complementi indiretti (“Ci siamo recati da lui per parlare con loro “, “Hanno spedito questa lettera a me “, “Sono qui per noi “).
Si ricorre invece alle forme atone o deboli 1 : – Quando il pronome non è preceduto da preposizione; – Quando non c’è necessità di sottolineare o enfatizzare il ruolo del pronome come complemento oggetto o complemento di termine. Particolarità dei pronomi personali complemento Ci sono alcune particolarità dei pronomi personali complemento da tenere in considerazione per non sbagliare : – I pronomi complemento di terza persona singolare lui, lei, loro possono svolgere la funzione di complemento diretto o indiretto solo in riferimento a una persona diversa dal soggetto della frase; se invece c’è identità di soggetto, si usa il pronome sé : Paolo ha incontrato Giovanni e ha spiegato a lui il problema (cioè, a Giovanni); Giovanni riflette tra sé sul da farsi (cioè, con se stesso).
Il pronome ne è una forma atona di terza persona, che può svolgere il ruolo di complemento indiretto (ad esempio, complemento di specificazione, complemento di argomento, complemento di moto da luogo figurato ): Dopo quella vacanza a Londra, Giacomo ne parla sempre; Ho visto quel film e ne ho ricevuto una pessima impressione.
I pronomi atoni mi, ti, si, gli, ci, vi possono combinarsi con gli altri pronomi lo, la, li, le, ne ed essere collocati prima del verbo (” Te lo spiegherò domani!”) oppure dopo il verbo (“Portate gliene un po’!”) se questo è cotituito da un infinito, un gerundio o un imperativo,
Non bisogna confondere gli e le come complementi di termine: la prima forma è maschile (“Finalmente ho visto Matteo e gli ho parlato”), mentre la seconda è femminile (“Finalmente ho visto Laura e le ho parlato””) I pronomi personali riflessivi C’è poi una terza categoria di pronomi personali: i riflessivi,
I pronomi personali riflessivi si usano con quella categoria di verbi, né attivi né passivi, in cui l’azione espressa dal predicato si riflette sul soggetto stesso che ha compiuto l’azione (“Gianni si lava”). I pronomi riflessivi sono: – Per la prima e seconda persona singolare e plurale : mi, ti, ci, vi (corrispondenti cioè alle forme atone dei pronomi complemento); – Per la terza persona singolare e plurale : si,
Come sono gli avverbi?
AVVERBI L’ avverbio è una parte invariabile del discorso, la cui funzione è determinare il significato di un verbo ( dorme saporitamente ), un aggettivo ( molto buono ) o un altro avverbio ( troppo duramente ). A seconda della funzione che svolgono, gli avverbi si suddividono in diverse categorie. Nella categoria degli avverbi di luogo rientrano ci e vi (nel significato di ‘in questo luogo’, ‘in quel luogo’, ‘in ciò’) e ne (nel significato di ‘da quel luogo’, ‘da ciò’) ci vengo ne sono uscito Alcuni avverbi sono aggettivi che hanno assunto anche una funzione avverbiale Viaggia sicuro : allaccia le cinture Corre forte, non c’è che dire Finalmente hai risposto giusto Siamo andati ad abitare lontano Come gli aggettivi ➔ qualificativi, anche la maggior parte degli avverbi ha un grado comparativo e uno superlativo spesso ▶ più spesso, spessissimo bene ▶ meglio, ottimamente Solo pochi avverbi, invece, presentano forme soggette ad ➔ alterazione bene ▶ benino, benone male ▶ maluccio, malaccio poco ▶ pochino, pochetto, pochettino Una funzione analoga a quella degli avverbi è svolta dalle locuzioni ➔ avverbiali All’improvviso (= improvvisamente) il cane è venuto fuori dalla cuccia.